Nuovi pentiti, mafia sotto scacco | Salvi: “Agitazione nei clan” - Live Sicilia

Nuovi pentiti, mafia sotto scacco | Salvi: “Agitazione nei clan”

Il caso della revoca al 41 bis ad Aldo Ercolano. L’interrogatorio a Mario Ciancio sui milioni depositati in Svizzera. Voto di scambio al Comune. L'analisi del Procuratore Giovanni Salvi.

CATANIA – Criminalità organizzata sotto scacco. I boss di Catania, alcuni almeno, non hanno avuto altra scelta che nascondersi. A Librino e a San Cristoforo i gruppi criminali scalpitano: il rischio è avere grosse perdite. La risposta l’hanno avuto il 20 settembre quando i carabinieri hanno trovato quel maxi arsenale che determinava la forza intimidatrice della famiglia. I cecchini sono stati schierati dalla Procura: ma prima di sparare si deve ben determinare il bersaglio. E in questa fase importanti input investigativi li stanno fornendo alcuni nuovi collaboratori di giustizia, le cui dichiarazioni sono state acquisite anche nel processo Fiori Bianchi 3.

I nuovi equilibri della mafia catanese sono stati uno dei temi affrontati da Giovanni Salvi nel corso della sua audizione alla Commissione Nazionale Antimafia. Ma si è discusso anche di Mario Ciancio Sanfilippo. L’editore, al centro di un’indagine per concorso esterno, ha un ingente capitale finanziario depositato in Svizzera. Ciancio è stato interrogato. La conferma arriva dallo stesso Procuratore di Catania.

L’Antimafia ha voluto discutere con Salvi anche della revoca del 41bis ad Aldo Ercolano, mandante dell’omicidio del giornalista Giuseppe Fava, e della possibilità del mafioso di poter ancora determinare strategie all’interno di Cosa nostra.E in questa terra contaminata dalla serpe della mafia, torna alla ribalta l’ombra del voto di scambio e questa volta proprio nei palazzi di fronte all’Elefante di piazza Duomo a Catania.

Procuratore Salvi, c’è un momento di fibrillazione all’interno della criminalità organizzata catanese?

Effettivamente abbiamo dovuto rendere nota la collaborazione di alcuni esponenti della criminalità organizzata mafiosa di vario livello, alcuni più significativi altri meno, ma che nel complesso ci danno un quadro delle vicende criminali degli ultimi anni molto vivo. Abbiamo dovuto renderle note perché ci sono procedimenti in primo grado e in appello in cui era necessario versare queste dichiarazioni perché il giudice potesse tenerne conto. Questo ha determinato un allarme: abbiamo avuto la percezione di una grande agitazione.

Questo vi ha “costretto” a intervenire anche per scongiurare la fuga di alcuni indagati?

Poche persone sono riuscite a evitare la cattura. Il più significativo di questi è Andrea Nizza. Evidentemente la preoccupazione ha consentito una latitanza preventiva.

La collaborazione di questi nuovi soggetti, tra cui Fabrizio Nizza e Davide Seminara, vi sta dando importanti input investigativi per la lotta contro le cosche catanesi?

Certamente i contributi maggiori in questo momento riguardano i Santapaola – Ercolano e in particolare la famiglia Nizza. Però anche visti i rapporti che vi sono all’interno della criminalità organizzata catanese: questi soggetti conoscono molte cose che riguardano anche altri aspetti.

E’ stato da poco ascoltato dalla Commissione Nazionale Antimafia e nella relazione pubblicata emerge che tra gli argomenti di interesse c’è stata la revoca al 41bis di Aldo Ercolano. Le parole di questi due nuovi collaboratori possono contribuire a poter impugnare il provvedimento?

Questo lo vedremo. Le valutazioni di non attualità della sua pericolosità e dei contatti con l’organizzazione certamente possono essere rimesse in discussione nel momento in cui sarà completato questo lavoro. Noi abbiamo ben chiara la necessità che se questi legami ci sono, i capi delle organizzazioni non devono essere messi in condizioni di potere dare ordini dal carcere come avveniva in passato. Il 41 bis è essenzialmente questo.

Per Aldo Ercolano ci sono elementi che vi fanno pensare che nonostante il carcere possa avere contatti con l’esterno e imporre direttive al gruppo criminale?

Mi permetta di non rispondere.

Un argomento spinoso: Mario Ciancio. 

Un elemento nuovo e molto significativo per noi è l’individuazione in Svizzera di una ingente somma di denaro, tra i 40 e i 50 milioni di euro. Somme che abbiamo scoperto e che non sono state rilevate attraverso lo scudo fiscale, anzi non erano state dichiarate nemmeno nei precedenti scudi. Questo denaro lo abbiamo scoperto grazie ad un intenso lavoro investigativo. Questo naturalmente apre la strada a valutare l’attendibilità delle giustificazioni che sono state fornite sulla provenienza di queste somme.

Mario Ciancio è stato interrogato?

Sì, il signor Mario Ciancio è stato interrogato, ma le giustificazioni fornite allo stato non hanno trovato conferma.

Sapremo presto a che punto è l’indagine che riguarda l’editore, in merito al concorso esterno?

Adesso non vi possiamo dire nulla. Quando sarà il momento, come è costume dell’ufficio, daremo un’informazione corretta e completa a tutti perché si tratta di questioni certamente di interesse pubblico per la città.

E’ tornato alla ribalta, con un’intervista del presidente della Commissione Antimafia all’Ars, il tema della collusione Mafia – Politica a Catania. Al di là delle congetture e delle ipotesi: questo fenomeno persiste in questo territorio?

Il fenomeno esiste certamente e noi lo guardiamo con molta attenzione. E’ ovvio che siamo molto attenti a questi fenomeni: sia al voto di scambio che ad aspetti ancora più gravi come i veri e propri accordi con la criminalità organizzata per la gestione di diversi servizi. Pensate ad esempio a come possa essere delicato il terreno della gestione dei rifiuti. Questo è un settore su cui noi siamo intervenuti con procedimenti significativi. Magari non sempre siamo riusciti ad avere riconosciute le nostre ipotesi, questo fa parte del gioco, però l’impegno della Procura in questo è fortissimo.

Su Catania possiamo dire qualcosa?

Su Catania in particolare non posso dire se ci sono indagini. Le giustissime preoccupazioni dell’opinione pubblica, purtroppo, si riverberano in una richiesta di informazioni che noi non possiamo dare. Noi abbiamo un ruolo un po’ diverso che è quello di accertare dei reati e possibilmente di punirli. Quindi dobbiamo operare in riservatezza.

 


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