Oasi del Simeto:”Distrutte |dune e vegetazione”

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27 Maggio 2017, 06:07

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CATANIA – Un area attrezzata per la balneazione nell’Oasi del Simeto. Una struttura rimovibile di 1440 metri quadri di superficie a Vaccarizzo, in zona B della Riserva naturale orientata e situata all’interno del Sito di interesse comunitario (Sic), “Foce del fiume Simeto e lago Gornalunga” e di una Zona di protezione speciale (Zps), “Biviere di Lentini”. L’ha autorizzata il Comune di Catania, nella persona del direttore dell’Ecologia, Leonardo Musumeci, su richiesta della ditta Residence Costa del Sole Srl che ha proposto all’amministrazione un progetto per la realizzazione di una sorta di lido di fronte il residence. Lo scorso 8 maggio, la ditta abbia presentato alla Città Metropolitana di Catania, in qualità di Ente Gestore della Riserva Naturale Orientata Oasi del Simeto, un documento di Valutazione di Incidenza appropriata e, come si legge nel documento, “il progetto determina una possibilità minima di impatti significativi sul sito natura 2000, in quanto non interferisce con l’attuale stato di integrità del sito né con gli obiettivi presenti di conservazione e protezione ambientale, ciò poiché si tratta di ambiente a basso valore ecologico. II livello degli impatti e la durata degli effetti relativi saranno in parte mitigabili attraverso l’adozione di interventi di mitigazione e compensazione”.

Una possibilità concessa dalla Regione – l’autorizzazione è stata rilasciata anche in passato, nel 2014, la Direzione Urbanistica e Gestione del Territorio Servizio Attuazione della Pianificazione – autorizzazioni edilizie che, a suo tempo interpellata dalla ditta, ha espresso parere favorevole alla richiesta di C.D.M. per la realizzazione di aree attrezzate alla balneazione, alle condizioni nella stessa contenute – e dalla normativa che, però, si scontra con la necessità di tutelare l’area protetta, di evitare la devastazione degli ambienti, salvaguardare la flora e la fauna. Cosa che sa bene il Comune che infatti autorizza l’area attrezzata, ma con delle prescrizioni che, però, secondo alcuni ambientalisti, non sarebbero state rispettate nel passato e sarà difficile fare rispettare oggi. “Esaminata la documentazione prodotta in uno all’istanza si rileva che gli interventi previsti in progetto – si legge nel documento pubblicato sul sito del Comune – finalizzati esclusivamente ad attrezzare l’area per la balneazione, consistono nella realizzazione di camminamenti per l’accesso e la fruizione della spiaggia, installazione di 2 box doccia , collocazione di un numero massimo di 30 ombrelloni e/o 60 sdraio, recinzione spiaggia con paletti in legno e bande mobili, servizi per la sicurezza della balneazione e la raccolta dei rifiuti ; a stagione conclusa tutti gli elementi saranno smontati e rimossi lasciando libero il tratto di spiaggia che sarà restituito allo stato originario”.

Nel documento infatti si prescrive tutto quello che la ditta potrà e non potrà realizzare, i materiali da utilizzare e le misure per mantenere tutelato l’ambiente circostante. L’ente gestore dispone che:

1. “Durante tutta la fase di cantiere il proponente dovrà porre particolare attenzione onde evitare l’introduzione, anche accidentale, di specie animali e/o vegetali alloctone (Aliene);

2. Tutti i camminamenti, dal Residence alla spiaggia, dovranno essere realizzati esclusivamente in legno ;

3. La pulizia giornaliera dell’area, oggetto dell’intervento, dovrà essere, esclusivamente, effettuata manualmente;

4. Non dovranno essere distrutte , durante le operazioni di montaggio e smontaggio dei camminamenti realizzati e delle docce, le essenze arboree, arbustive ed erbacee citate nel formulario standard di identificazione del sito S.I.C. ITA 070001- Ministero dell’Ambiente- Codice sito natura 2000;

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5. Nelle due previste docce dovranno essere espressamente previsti appositi cartelli di divieto uso di bagnoschiuma e/o comunque l’uso di qualsiasi prodotto a base di tensioattivi o altri componenti chimici, consentendo solo l’uso moderato di acqua dolce;

6. La ditta, a titolo di contributo per una maggiore sostenibilità ambientale di tutto l’intervento, dovrà realizzare una bacheca informativa esplicativa dei valori naturalistici della R.N.O.”Oasi del Simeto”, in legno delle dimensioni di 1,50x 1,00 mt, il cui posizionamento e contenuto dovrà essere concordato con l’Ufficio Gestione Riserve Naturali della Città Metropolitana di Catania”.

7. A conclusione della stagione balneare tutte le strutture di nuova installazione dovranno essere rimosse, lasciando l’area sgombera da qualunque materiale che possa alterare o compromettere la naturalità dei luoghi.

Ma lo stato originario, secondo Roberto De Pietro, ex responsabile di Legambiente Catania e noto ambientalista non sarebbe stato ripristinato neanche in passato, tanto che alcune dune, spianate per fare posto alle passerelle in legno, sarebbero scomparse, come da documentazione fotografica. “Occorre considerare che l’intervento insiste in una delle ultime aree in cui, malgrado la pressione antropica dei retrostanti villaggi abusivi, sopravvivono gli ultimi residui di dune del litorale sabbioso del Golfo di Catania – afferma De Pietro. Qui un tempo si estendeva uno dei cordoni di dune più belli e imponenti della Sicilia, che l’abusivismo edilizio ha devastato in appena vent’anni, cioè in un istante se tale periodo è raffrontato ai tempi geologici e biologici”.

De Pietro non ritiene possibile realizzare simili strutture mantenendo inalterati i luoghi. “Il Comune di Catania – prosegue l’ingegnere – con la determina del 23/05/2017, ha ritenuto verificata la valutazione di incidenza, richiamando nel proprio provvedimento il parere dell’Ente gestore e la redazione resa dal professionista che ha redatto lo studio di incidenza secondo il quale il progetto “determina una possibilità minima di impatti significativi sul sito Natura 2000, in quanto non interferisce con l’attuale stato di integrità del sito natura 2000 né con gli obiettivi presenti di conservazione e protezione ambientale”. Le affermazioni del professionista – prosegue De Pietro – e di conseguenza la valutazione positiva di incidenza, sono palesemente contrastanti con l’evidente realtà dei luoghi e degli interventi. L’analisi delle foto satellitari (di pubblico dominio) dimostra infatti, in maniera chiara, che il cordone di dune in corrispondenza dell’area interessata, già oggetto di precedenti autorizzazioni, è stato spianato e privato della vegetazione. In una foto aerea del 2006, quando non era stata ancora fornita alcuna autorizzazione, il tratto di duna interessato era simile a quelli a nord e a sud (e cioè non spianato e con la vegetazione)”.

Un’attività, dunque, che avrebbe già comportato il danneggiamento del tratto di duna interessato, “in palese contrasto con gli obiettivi di conservazione e protezione degli habitat di interesse comunitario – sottolinea De Pietro; la nuova autorizzazione non potrà che peggiorare le condizioni ambientali dell’area. Le prescrizioni per non danneggiare il sito, impartite dal Comune e dall’Ente Gestore, assumono, quindi, il sapore dello sberleffo o appaiono, nella migliore delle ipotesi, come delle pie illusioni e, in ogni caso, sembrano impartite solo per mettere formalmente le “carte a posto”.

 

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27 Maggio 2017, 06:07

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