Ventimila euro per un omicidio| Il tariffario dell’orrore dei boss

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29 Settembre 2014, 06:00

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PALERMO – Quanto vale la vita di un uomo nella Palermo della malavita organizzata? Quando “costa” sbarazzarsi di un nemico con la lupara bianca? Ventimila euro, secondo l’orribile tariffario di Cosa nostra. Un tariffario che viene fuori delle pieghe delle intercettazioni dell’operazione che nei giorni scorsi ha portato in carcere cinque presunti mafiosi di Corleone e Palazzo Adriano.

È il 27 giugno giugno 2012, l’ufficio di Antonino Di Marco è pieno di microspie. Di Marco è l’insospettabile custode del campo sportivo comunale di Palazzo Adriano. In realtà sarebbe l’uomo forte della famiglia mafiosa. Quel giorno le cimici captano la conversazione con Pasqualino D’Ugo, anche lui farebbe parte del clan ma con un ruolo subalterno. D’Ugo tira fuori l’agghiacciante storia che conferma, scrivono i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, “la pericolosità di questo gruppo criminale e la loro notorietà all’interno di Cosa Nostra palermitana”.

Perché è da Palermo che sarebbe giunta la “proposta di lavoro”. D’Ugo racconta di avere incontrato prima un “catanese” per parlare di affari. Affari di droga. Anzi di “borotalco”. E poi, due palermitani. Sono stati loro a chiedergli la disponibilità ad alzare il tiro. Bisogna fare “sparire una persona – mai identificata dagli investigatori – con tutta l’autovettura”. Musaracchia ci sta e avanza la sua richiesta: 20 mila euro.

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Affare fatto. D’Ugo racconta, infatti, che c’era già l’impegno a confrontarsi in un successivo appuntamento per mettere a punto i dettagli della missione di morte. D’Ugo non è convinto, però. Diventare killer su richiesta di persone sconosciute e dunque inaffidabili: troppo rischioso. Quando ormai si sono stretti la mano e allontanati gli uni dagli altri, Musaracchia fa un passo indietro. Chiama i mandanti al telefono e annulla la missione.

Di Marco ascolta in silenzio il racconto di D’Ugo. Non si scompone. Già conosce la vicenda. Gliene aveva parlato lo stesso Musaracchia. E il consiglio del capo era stato chiaro. Niente lupara bianca per fare il “meno ruomere possibile”.

Rsultato: Masaracchia non partecipò al delitto. Un uomo ebbe salva la vita. Una vita che valeva 20 mila euro. Perché il tariffario, l’orribile tariffario, di Cosa nostra è rimasto impresso nei nastri magnetici delle intercettazioni.

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29 Settembre 2014, 06:00

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