Opera Pia Ruffini, ancora proteste | “Niente arretrati e garanzie”

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01 Dicembre 2018, 19:09

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PALERMO – Non si placano le polemiche per il licenziamento dei 42 lavoratori dell’Opera Pia Ruffini, l’ente presieduto dall’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. Una nuova denuncia arriva da una nota congiunta degli ex dipendenti: “Dopo due mesi di trattative alle udienze preliminari, il consiglio di amministrazione dell’Opera pia Ruffini ritira la proposta di transazione che aveva avanzato per venire incontro agli ex dipendenti e aiutarli ad avvicinarsi al pensionamento alla luce della riforma ‘quota 100’, sostenendo che non possono pagare neanche le quattro mensilità del preavviso dovuto per legge”.

Molti dipendenti vantano anni di stipendi arretrati, buona parte è stata lorao riconosciuta nei mesi scorsi, ma altri attendono ancora cifre considerevoli. Si è così accumulato un ritardo di 11 mesi, ma non per tutti: “Alcune somme – denunciano i lavoratori – sono invece state erogate al personale rimasto a lavoro a tutto il mese di maggio e addirittura fino a settembre, alla scuola S.Silvia”. Infatti, anche in base alle denunce del legale Nadia Spallitta che rappresenta parte degli ex lavoratori attivi in strutture di sostegno per disabili, asili e centri per anziani, dopo il licenziamento collettivo dieci lavoratori sarebbero stati riassunti. Una vicenda complessa della quale nelle scorse settimane si è occupato anche il programma televisivo “Le Iene”, cercando di avere, senza riuscirci, delle risposte dall’arcivescovo in persona. Nei fatti i dipendenti non hanno ancora ricevuto tutti gli arretrati e non potranno usufruire di nessun indennizzo o ammortizzatore sociale.

Il “fallimento” dell’opera pia risale ormai allo scorso ottobre a causa di enormi problemi economici: un buco da quasi tre milioni di euro causato dai ritardi dei pagamenti da parte della Regione per i servizi di pubblica utilità svolti dagli operatori. Opecer infatti gestiva istituti per poveri, anziani, disabili o scuole e asili nido. In un primo momento, accertate le difficoltà dell’ente, era stato chiesto ai dipendenti di rinunciare a parte dello stipendio, accettare una riduzione delle ore e la trasformazione dei contratti stipulati con un ente pubblico a contratti stipulati con un ente privato. Richieste rispedite al mittente dai sindacati e che alla fine sono costate il posto a tutti gli operatori e la cessazione di tutti i servizi svolti.

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“Noi ex dipendenti invochiamo a gran voce la presenza di Monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo e presidente dell’ipab Ruffini alla prossima udienza – chiedono gli ex lavoratori – che prenda posizione una volta e per tutte e chiuda la ” querelle” con determinazione, dimostri nei fatti che ha a cuore la vicenda come ha dichiarato in passato”. In difesa di Lorefice nelle scorse settimane è stato diffuso un comunicato ufficiale del vicario generale dell’arcidiocesi di Palermo, monsignor Giuseppe Oliveri: “L’Arcivescovo di Palermo – spiega il vicario generale – insieme ai suoi collaboratori è costantemente impegnato nella ricerca delle migliori soluzioni, prova dolore ed è vicino con la preghiera a ciascuno. Appare così incomprensibile il tentativo di mistificazione mediatica cui abbiamo assistito nei giorni scorsi in cui l’intento denigratorio e diffamatorio appare prevalere su quello informativo. Del resto, i termini della complessa e tormentata vicenda dell’Opera Pia Ruffini, nei suoi passaggi cruciali, sono stati resi noti e sono consultabili nel sito dell’Opecer. Informare è un diritto ed un dovere che la Chiesa di Palermo considera un bene prezioso da tutelare e difendere.”

Ma i lavoratori non accusano solo l’arcivescovo Lorefice, nella nota diramata oggi non manca, infatti, la stoccata contro il governo regionale: “Non possiamo che constatare che l’assessore alla Famiglia Maria Ippolito continua a rimanere alla finestra – accusano – proprio quell’assessorato avrebbe dovuto controllare e vigilare sulle vicende legate all’Ipab”.

 

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01 Dicembre 2018, 19:09

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