Operazione del Cites contro il commercio di animali protetti

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12 Agosto 2010, 18:05

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Dall’abito tribale sequestrato a un professore universitario e confezionato con penne di pappagalli e rapaci, ai coralli trasportati da un’ignara coppietta di sposi di ritorno da un viaggio di nozze in un meta esotica vinto con un’estrazione fortunata. E, ancora, teste di coccodrillo imbalsamato, mandibole di squalo, ma anche cosmetici e unguenti ricavati dalla ‘bile’ di orso e comunemente usati nella medicina cinese. E’ trasversale l’attività degli uomini del Cites, il servizio del corpo Forestale che in estate è impegnato soprattutto sul fronte degli abbandoni di esemplari rari o specie protette, come iguane, rettili, pappagalli, sempre più diffusi nelle nostre città.
Soltanto a Palermo, in due anni, sono state cinque le iguane ritrovate. L’anno scorso i carabinieri in servizio in piazza
Stefano Tuur, scoprirono un Calmidosauro. Il rettile, originario dell’Australia, deve il suo nome al clamide, un collare che si apre a ventaglio quando si sente minacciato. A rischio d’estinzione, è uno dei tanti casi di incauto abbandono,
perché l’animale ha raggiunto dimensioni ingestibili, rendendo difficile la convivenza in un ambiente domestico. Sempre a Palermo, nella centralissima via Sciuti, un varano delle steppe (Varanus komodoensis) lungo 60 cm è stato segnalato da alcuni spaventati cittadini nel marzo scorso. Si tratta di un rettile aggressivo e di cui è vietata la detenzione. Originario dell’Indonesia, può superare i due metri di lunghezza.
Dopo le prime cure questi esemplari vengono sequestrati e affidati a una delle strutture autorizzate dal ministero
dell’Ambiente  previo parere della commissione scientifica del Cites riunita a Roma. Molto diffuso in Sicilia, soprattutto sui Nebrodi, è anche il traffico delle Testuggini comuni (Testudo hermanni), 78 quelle sequestrate l’anno scorso nella sola Randazzo (Ct), nascoste in sacchi di iuta a bordo di un’auto e ora assegnate al  Bioparco di Carini. Un esemplare imbalsamato di Geochelone Sulcata, tipico del Sud est asiatico, è stato confiscato a Lampedusa e ora affidato, insieme a una Caretta caretta anch’essa imbalsamata, alla sede centrale del Cites, a Palermo.
“Il traffico illecito di animali ha un valore commerciale così alto da porlo al terzo posto nel mondo dopo quello di armi
e droga” spiega Rosalba Tuttobene, dirigente del servizio Cites del corpo Forestale. “Le rotte dei traffici – aggiunge-
attraversano quei Paesi dell’Est da poco entrati nella Comunità europea, un territorio ancora vergine dove la sensibilità
ambientale non è molto alta. Quando si tratta di merce protetta dalla convenzione di Washington bisogna distinguere tra esemplari vivi e specie soggette a particolare controllo per le quali è proibito ogni uso – spiega Tuttobene – si va da un minimo di 2064 euro di sanzione per gli esemplari morti a 3098 euro per quelli vivi, ma denunce penali e carcere sono in agguato per chi detiene illegalmente animali protetti. Il consiglio? Informarsi sempre prima di fare un acquisto o un viaggio in una meta esotica”.

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12 Agosto 2010, 18:05

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