16 Aprile 2021, 15:30
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PALERMO – La crisi al comune di Palermo è ormai aperta e, se fino a ieri sera era in qualche modo limitata ai comunicati stampa, questa mattina il sindaco Leoluca Orlando è passato alle maniere forti facendo decadere il cda della Rap. O meglio, spingendo i due consiglieri legati al Professore (Maurizio Miliziano e Alessandra Maniscalco) a rassegnare le proprie dimissioni facendo così decadere l’intero organismo e di conseguenza anche il presidente indicato da Itali Viva, ossia Peppe Norata.
Di un cambio alla guida dell’azienda si parlava da tempo, sia perché richiesto dallo stesso Norata sia per i rapporti ormai logori con il primo cittadino: l’accelerazione di oggi però non avrebbe nulla di concordato, visto che il presidente non si è dimesso (decadrà nel momento in cui l’assemblea dei soci formalmente accetterà il passo indietro di Miliziano e Maniscalco) e che non c’è al momento un sostituto. E in effetti trovare qualcuno disponibile a fare il presidente della Rap, in un momento come questo e con un compenso inferiore ai mille euro al mese, non sarà un’impresa facile.
La mossa di Orlando, comunque, rischia di segnare un punto di non ritorno nella crisi con i renziani aperta ieri con la bocciatura del Piano triennale delle opere pubbliche, anche se i segnali che arrivano da Italia Viva paiono distensivi. Nessun commento da parte del plenipotenziario Davide Faraone, né da parlamentari regionali o nazionali; l’unica nota è affidata ai capigruppo Dario Chinnici e Gianluca Inzerillo. Una replica dura ma non troppo e che non sembra far presagire né un ritiro degli assessori, né la ricerca di uno scontro frontale col Professore. “Se il sindaco vuole cercare i responsabili delle bocciature di alcuni atti di giunta, come il Piano triennale delle opere pubbliche o il bilancio consolidato, guardi all’interno della sua giunta: Italia Viva non farà da capro espiatorio per coprire le colpe politiche di altre componenti della maggioranza che, nel frattempo, sono già in campagna elettorale anziché pensare alla città – si legge nella nota di Chinnici e Inzerillo – Abbiamo letto con stupore le accuse del primo cittadino e degli assessori, ma sono accuse che rispediamo con forza al mittente anche perché destituite di fondamento. Il Piano triennale delle opere pubbliche, arrivato in Aula con mesi di ritardo, è stato accompagnato da una relazione assessoriale scarna e conteneva le opere accessorie del tram che la maggioranza aveva invece deciso di mettere da parte in occasione dell’ultimo bilancio di previsione: sorprende che Orlando abbia dimenticato di aver pienamente condiviso quella scelta anche pubblicamente. Italia Viva non è presente in commissione Urbanistica ed era necessaria una maggiore condivisione del percorso ma, anche questa volta, gli esponenti di giunta hanno preferito fare a meno del confronto con un risultato che era ampiamente prevedibile: da mesi chiediamo al sindaco maggiore coinvolgimento nelle scelte, inascoltati”.
Italia Viva conferma di voler restare dentro l’amministrazione e di tenere fede al patto elettorale del 2017, nonostante “scelte francamente discutibili e che hanno incrinato il rapporto con la città. “Italia Viva crede nel gioco di squadra e nel rispetto delle forze politiche – concludono i capigruppo – Sono altri a continuare in corse solitarie con finalità personalistiche ed elettorali, come dimostrano le dichiarazioni a mezzo stampa e le scelte compiute in solitaria o fantomatici documenti firmati da alcune forze di maggioranza con le opposizioni, in spregio agli impegni assunti con i palermitani”. Un riferimento neanche troppo velato all’uscita dell’assessore Giusto Catania che oggi, su La Repubblica, annuncia la candidatura a sindaco. “Italia Viva è parte di questa amministrazione, ma chiede un rilancio dell’azione di governo – continua la nota dei renziani – La città è in evidente affanno, le emergenze sono continue e serve un reale confronto. Se qualche assessore non è all’altezza, si faccia da parte; se chi dovrebbe fare da collante fra il consiglio e la giunta preferisce dedicarsi ad altro, lo dica; se qualcuno vuole candidarsi a sindaco, abbia almeno la dignità di dimettersi; se qualcuno vuole cambiare maggioranza, abbia il coraggio di farlo pubblicamente. E al sindaco chiediamo di voltare pagina e di riprendere in mano la situazione, per il bene di Palermo”.
Insomma, nessuna polemica diretta con Orlando ma un affondo contro i suoi assessori: nel mirino ci sarebbe non solo Catania, ma anche Maria Prestigiacomo (di cui sono state chieste le dimissioni in più occasioni) e Fabio Giambrone. Accuse e veleni che si legano a doppio filo alle grandi manovre in atto in vista delle prossime Comunali: Catania è già in campo, Giambrone sarà della partita mentre il primo cittadino non sembra intenzionato a correre, nonostante le indiscrezioni fatte circolare. Il dialogo del centrosinistra con il M5s in città è già avviato, possibile un’intesa anche con una parte dei moderati mentre resta il rebus del rapporto con Italia Viva.
La scelta del sindaco di silurare Norata e non Michele Cimino, presidente di Amat sempre di Iv ma in quota Tamajo, potrebbe essere indicativo del tentativo di spaccare i renziani, così come la mancata rimozione degli assessori Iv dalla giunta fa pensare che Orlando non abbia realmente intenzione di andare sino in fondo. Del resto rinunciare a otto consiglieri renderebbe complicata la navigazione in consiglio comunale per una maggioranza che, a quel punto, dovrebbe provare a imbarcare nuove forze politiche. Difficile al momento, se non impossibile. L’atteggiamento di Orlando, ma anche il basso profilo scelto dai renziani, danno la sensazione che quella aperta sia per tutti una crisi “al buio” e dagli esiti imprevedibili.
“La città è fuori controllo – dichiara Rosario Filoramo, segretario provinciale del Pd – Lo abbiamo urlato nel pomeriggio del 15 luglio, mentre la città annegava durante un alluvione, con rifiuti non raccolti che occludevano le caditoie e bare non seppellite che galleggiavano nel cimitero dei Rotoli. Si sarebbe evitato un altro anno di scontri all’interno della maggioranza e raggiunto qualche risultato in più per la risoluzione dei tanti problemi che attanagliano la nostra città. Cosa pensate che importi alla gente se una forza politica ottiene un assessore in più o se un componente della maggioranza cambia casacca. Il problema è la buona amministrazione, quella che è mancata”. Per il segretario dem “il sindaco Leoluca Orlando non ha avuto contezza dello stato di crisi strisciante, ma sempre più evidente, che ha attanagliato la sua giunta. Il tempo è denaro, quel denaro che adesso viene chiesto ai palermitani nella proposta di aumento della Tari per risanare i guasti della pessima gestione della Rap. Le dimissioni di parte del Cda, giunte stamattina, testimoniano tale fallimento. Ma i palermitani se ne erano già accorti: rifiuti non raccolti, differenziata ferma al palo, una città allo stremo. Adesso non resta che prendere atto del poco tempo che resta a questa giunta”. “Mi auguro – continua Filoramo – che il sindaco sappia affrontare con decisione i problemi che possono essere risolti, spero che si trovi una soluzione al problema delle bare insepolte nei cimiteri, che si avvii un’operazione verità sui guasti legati al ciclo dei rifiuti, che si affronti in modo serio e senza show il tema della messa in sicurezza e riapertura di ponti sull’Oreto. Palermo ha bisogno di una classe amministratrice sobria e capace. Per quanto ci riguarda, in questo scorcio di sindacatura, il nostro gruppo consiliare, composto solo da due consiglieri, continuerà a lavorare nell’interesse dei cittadini palermitani valutando gli atti nel loro interesse. Il nostro obiettivo ormai è il progetto Palermo 2022, un progetto che dovrà segnare la completa discontinuità con metodi e politici che non potranno più farne parte. Continueremo a lavorare per unire alle forze sociali, culturali ed imprenditoriali palermitane, le forze politiche del centrosinistra, del civismo e del Movimento Cinque Stelle”.
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16 Aprile 2021, 15:30