Cronaca

“Summit” in Sicilia degli ‘emigrati’ in Lombardia: l’affare del superbonus

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30 Ottobre 2023, 06:58

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PALERMO – Due incontri a Terrasini, uno a Palermo e due a Campobello di Mazara. I carabinieri di Milano li definiscono “summit”. Sono avvenuti tra febbraio e maggio 2021. Vi hanno preso parte i siciliani “emigrati” in Lombardia che sono tornati spesso “a casa”. La Procura avrebbe voluto arrestarli, ma il giudice per le indagini preliminari nei giorni scorsi ha respinto la richiesta. Non ha condiviso la ricostruzione dell’accusa secondo cui, Cosa Nostra, Camorra e ‘ndrangheta avrebbero dato vita a una grande alleanza per fare affari. Una nuova strategia comune che parte dal passato ma va oltre. Su 153 richieste di arresto ne sono state accolte undici. Tutti gli altri indagati restano a piede libero.

L’affare del “110”

Negli incontri organizzati a Terrasini e in provincia di Trapani è spuntata l’ombra di Matteo Messina Denaro per la presenza dell’avvocato Antonio Messina, in passato considerato legato alla famiglia del latitante. L’appuntamento del 2 febbraio di due anni fa, avvenuto a Palermo, attira le attenzioni investigative perché si parlò di affari. Stefano e Giuseppe Fidanzati, zio e nipote (il primo in passato è stato condannato per mafia, sono rispettivamente figlio e fratello di Gaetano Fidanzati, storico boss dell’Acquasanta), Antonino Galioto, Serafino Seidita, Gioacchino Amato e Davide Prevosti si sono dati appuntamento in uno studio di architettura nel centro di Palermo.

Erano pedinati. Secondo i carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Milano, in quella riunione si parlò del superbonus 110% per le ristrutturazioni edilizie. C’è infatti l’edilizia nel circuito degli affari su cui si indaga. “Affari di mafia”, secondo chi indaga, gestiti attraverso un reticolo di società con base operativa a Milano che farebbe capo alle famiglie siciliane, calabresi e campane.

L’architetto e l’immobiliare

Gli investigatori sono convinti che Gioacchino Amato con l’avallo dei Fidanzati avrebbe affidato a Pietro Mannino il compito di attivarsi nel settore. Ecco cosa diceva Amico: “A me… omissis… riconosce, l’85%, quindi significa su una villetta su 110 mila euro, che io una villetta la finisco con 50 mila euro, ok? Io a omissis gliela devo dare 25… perché mi lascia l’85%, 25 più 50 che mi costa, uguale sono 75, e arrivare a 110 io vado a guadagnare 35 mila euro… lordi… e sul netto pagando le spese di gestione sono 25 mila euro… ogni 100…ogni 110 in base ai 100… tu figurati che su 110 mila euro di ecobonus…”.

La società con l’architetto

Quini faceva riferimento ad un “architetto” e a “quella società… intestata a me e lui dove faremo l’immobiliare… acquisteremo tutte le cose che ci va a costare, asse non asse… costruiremo tutto… sempre dove con i proventi di Milano, Milano… con i proventi di Roma, Roma… con i proventi di Calabria, Calabria…con i proventi di Sicilia, Sicilia… certo così noi sul territorio non abbiamo iscordanze…tu prendi i soldi da Milano da investire a Roma perché sia il palazzo di qua che il palazzo di là è giusto che… capito?.. non hai discordanze… è giusto è corretto non è che tu puoi prendere i soldi da Milano e te ne vai in Sicilia…”. Bisogna utilizzare il denaro con attenzione per non dare nell’occhio.

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I conti non tornano

Mannino, però, non soddisfò le aspettative. “Lo zio Stefano” ci rimase male. I mancati guadagni erano un problema: “… quelli che sono usciti otto mesi li deve pagare a me e due mesi al mio compare, otto mesi a Raimondo, otto mesi a Pippo… a tutti che lo faccio fare… e domani mattina sto discorso lo dico alla zio Nino, otto mesi a Ninni (Giuseppe Fidanzati ndr), otto mesi allo zio Stefano (Stefano Fidanzati nrd)… tutti deve pagare… e che minchia abbiamo fatto qua… l’autorizzazione di che cosa, ora ci paga a tutti”. Ed è sull’autorizzazione e gli affari in corso che la Procura di Milano ha indagato e continua a indagare convinta che in Sicilia si sono svolti dei “summit” di mafia.

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30 Ottobre 2023, 06:58

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