Il Palermo azzanna la Lupa

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28 Novembre 2010, 12:15

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La Roma si è presentata al campo con le chiacchiere e il distintivo dopo la vittoria in Champions. Il Palermo ha agito sul prato del “Barbera” da squadra vera e umile, mordendo, ringhiando, inseguendo: una formazione che trabocca e di talento e di impegno all’ombra di Monte Pellegrino e che crescerà ancora tra le mani di un tecnico tra i primi in Italia.  Risultato scontato, dunque. Da una parte un monumento al calcio che fu, come Totti, un Borriello disarmato e disarmante, un Pizarro senza genio, né regolatezza. Dall’altra una falange compatta che ha fatto a fette i sussiegosi avversari. E potevano essere di più.

Si è tanto parlato, in settimana, del duello fra Pastore e Menez, per onestà di cronaca ha vinto il secondo, più presente e più vivo, mentre il Flaco è incappato in mezza serata storta, riscattata nel secondo tempo. Ma fra tanti fuoriclasse del futuro e del domani riluce ancora la stella affatto opaca di un campione del presente. Si chiama Fabrizio Miccoli e facciano pubblica ammenda coloro che già ritenevano che il Rossi Team potesse farne a meno. Fabrizinho è stato una spina nel fianco della superba e spelacchiata Lupa giallorossa. Suo il primo gol. Cross dal fondo, controllo e sinistro ad accarezzare il palo. Fino a quel momento il Palermo si era difeso con profitto al cospetto di una lupacchiotta sdentata e confusa, capace di scaldare le manone di Sirigu con tiri da lontano. La rete ha segnato uno spartiacque. La Roma ferita si è lanciata in avanti e ha sprecato quintali di energia, senza cavare un ragno dal buco, prima del crollo totale.

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Che si è visto nella ripresa. Gioco vispo del Palermo in contropiede. Un paio di cavalcate, altrettanti gol mangiati dal Flaco e da Fabrizinho. Pastore è stato ipnotizzato da Julio Sergio, Miccoli si è allargato troppo. Folate rosanero fino al raddoppio. Azione fotocopia del gol di Miccoli, solo che stavolta c’è Ilicic, Non importa, il risultato è lo stesso, palla in fondo al sacco del tremebondo guardiano giallorosso. Terzo gol dopo un errore di Simplicio, tocchetto a porta sguarnita di Nocerino al termine della solita furiosa cavalcata wagneriana. Ininfluente il golletto di Totti, che per un minuto è riuscito a de-mummificarsi. La Roma si è spenta a poco a poco, i rosanero hanno giostrato a loro piacimento.

Un esame di maturità superato? Sì, soprattutto perché il Palermo ha saputo cambiare pelle. Ha aspettato gli avversari e li ha infilzati, sfruttando le loro contraddizioni, danzando sui cocci giallorossi. E adesso il campionato è dolce per una squadra “allupata” con fame di gioco e vittoria. La “creatura” di Zamparini si candida a restare nei piani alti e ha il tempo dalla sua parte. La Roma deve indossare il cilicio. Non si va lontano, con le chiacchiere, il distintivo e con un Totti così malconcio, ormai buono per gli spot.

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28 Novembre 2010, 12:15

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