20 Settembre 2022, 11:21
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PALERMO – L’allarme è suonato all’Agenzia delle Entrate che ha segnalato alla Procura di Palermo la figura di Armando Caggegi.
Imprenditore noto a Palermo, Caggegi si è occupato di servizi pubblicitari, volantinaggio, vendita all’ingrosso di carta e cartoleria ed edilizia attraverso un reticolo di società. Nel suo passato c’è una condanna per ricettazione e omessa dichiarazione di imposta, ma anche “plurime dichiarazione di fallimento”.
È l’uomo chiave dell’inchiesta che stamani lo ha portato agli arresti domiciliari assieme ad altre due persone, Giovanni Cannistraro e Pietro Anello. Caggegi, così ricostruisce il Gip Elisabetta Satampacchia, avrebbe organizzato un sistema di cartiere. Azienda fantasma, o quasi, che esistevano con il solo scopo di emettere fatture false.
C’era la fila per ottenere i suoi servizi. Amministratori di condominio, piccoli e grandi imprenditori, artigiani, giardinieri e muratori, manutentori di ogni genere si sarebbero rivolti a Caggegi per evadere le tasse, mettendo nei bilanci costi mai sostenuti, o per dare una parvenza di legalità al lavoro in nero.
Operai che per lo Stato non esistono, o meglio esistono solo quando c’è da incassare sussidi e ricevere servizi. Oppure gente che fa il doppio lavoro, ma vuole restare nell’ombra. Si rivolgevano a Caggegi chiedendogli di fatturare al loro posto come se fossero suoi dipendenti. Caggegi dal canto suo avrebbe intascato il 10 per cento dell’importo fatturato. Una percentuale esentasse visto egli stesso avrebbe evaso il fisco.
Un solo esempio: la ditta individuale che porta il suo nome nel 2019 ha dichiarato un volume d’affari di 217.000 euro, ma non risulta il pagamento di 44.000 di tasse dovute. Nel 2020 e nel 2021 non ha presentato alcuna dichiarazione dei redditi. Non c’è traccia di acquisto di materiali, beni o servizi che giustifichino la mole di fattura emesse.
La sede dell’impresa si trova in via Domenico Scinà ed è stata messa a disposizione da Pietro Anello. In alternativa la base operativa poteva essere la casa di Giovanni Cannistraro, al civico 5 di via del Pellicano. A Cannizzaro sarebbe stato demandato il compito di inviare le fatture elettroniche. Pezze di appoggio fasulle.
“Io con le ditte diciamo con le ditte nuove… quelle due nuove io sto lavorando bene perché non ho problemi di nessun genere”, diceva Caggegi. In un’altra conversazione intercettata dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria, aggiungeva: “In effetti noi l’abbiamo con la ‘Anpi navale’ (una delle società sequestrate) che ce l’abbiamo noi nelle mani… mi sono spiegato?”.
Emettevano le fatture che venivano fittiziamente pagate, con assegni e bonifici bancari, visto che lo stesso Caggegi poi restituiva la somma, trattenendo la percentuale del 10%.
Una grossa fetta delle fatture false è stata emessa, così come ricostruito dalla Procura, dalla “Arca edilizia” in favore di diversi condomini amministrati da un unico professionista. Si tratta di documenti relativi a lavori eseguiti da un uomo, formalmente disoccupato e percettore del reddito di cittadinanza, e da un dipendente pubblico del “Consorzio di bonifica 2 Palermo”.
“Quando è comoda lei mi fa il bonifico di 470, io vado in banca passo da lei e le do i 400”: così Cannistraro riferiva a Caggegi il contenuto della conversazione avuta con l’amministratrice di condominio.
“Sto aspettando che mi danno un assegno di questo condominio… verso questi soldi ce li ho nel conto e facciamo l’operazione non si preoccupi no ma perché mi interessa di più a me perché a livello contabile devo avere come bonifico”, aveva risposto la donna.
Tra i clienti del “Gruppo Cagegi” ci sono il titolare di una ditta meccanica di Trapani, un imprenditore marsalese che si occupa di logistica, un’altra amministratrice di condomini, un giardiniere della Reset, società partecipata del Comune di Palermo, due imprenditore edili e il titolare di una fabbrica di elementi in legno (tutti di Palermo), il titolare di una società che offre “servizi di istituti di bellezza” con sede sempre a Cinisi. Gli accertamenti nel loro caso sono ancora in corso.
Molti sono stati clienti, a loro insaputa, di Caggegi. Come nel caso di un dipendente della Regione che ha chiamato un operaio per ristrutturate la sua villa a Cinisi e di un ottico di Monreale che ha assoldato un uomo delle pulizie. Pagavano dietro pagamento di fattura, senza sapere che si trattasse di uno stratagemma per coprire il lavoro nero. Stessa cosa sarebbe accaduta per alcuni lavori di giardinaggio nelle sede dell’Ordine dei giornalisti.
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20 Settembre 2022, 11:21