Cronaca

I boss pronti a uccidere: “Lo scanniamo come un vitello”

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13 Settembre 2021, 07:45

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“lo portiamo in campagna e lo scanniamo come un vitello”, dicevano rabbiosi i boss di Bagheria. Qualcuno aveva osato mettere in discussione l’autorità di Massimiliano Ficano, arrestato nella notte con l’accusa di essere il nuovo capo della famiglia mafiosa.

Quel qualcuno sarebbe Fabio Tripoli, apparentemente estraneo al contesto mafioso, che si era permesso di sfidare pubblicamente il capomafia. Non importa che fosse ubriaco quando lo aveva fatto. Lo sgarbo andava ugualmente lavato con il sangue.

Oltre alla mancanza di rispetto Tripoli era stato anche violento nei confronti di alcuni familiari, fra cui il padre, tanto da essere indagato per maltrattamenti in famiglia. La reazione dei boss doveva essere rapida. Ne valeva della credibilità sul territorio dell’intera organizzazione, specie per Ficano, il quarantaseienne che si vantava della sua storia mafiosa al fianco dei corleonesi.

Prima diedero una lezione a Tripoli. Su ordine di Ficano, il 19 agosto scorso, in sei lo avrebbero selvaggiamente picchiato provocandogli un trauma cranico e delle ferite alla mano. Alla spedizione punitiva avrebbe preso parte Bartolomeo Scaduto e Ivan Salerno (lo avrebbe pestato con una cazzottiera), mentre a fare da palo sarebbero stati Giuseppe e Nicolò Cannata, Emanuel D’Apolito.

Tripoli nonostante la punizione non fece alcun passo indietro. Anzi, reagì con violenza e si armò di un accetta. Se ne andava in giro dicendo di essere pronto a dare fuoco ad un locale da poco inaugurato dallo stesso Ficano. Aveva superato il limite.

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“Perché ora così deve andare, le bontà non pagano, chi sbaglia paga”, diceva Ficano. Scaduto raccontava al padre di Tripoli che il figlio: “Ieri ha fermato a uno, colpi di catena, mi deve aprire la testa, mi deve fare… mi viene a suonare era davanti alla porta, ascia, martello, bastone… vedi che io gli ho voluto sempre bene… lui mi è venuto a cercare”.

Bisognava armarsi. Ficano poteva recuperare una “cosa conservata, un trentotto”, una pistola calibro 38.

La sentenza era stata emessa: Tripoli doveva essere ucciso. Le parole di Scaduto, pronunciate pochi gironi fa, hanno accelerato il blitz. Bisognava intervenire subito. “Lo prendiamo, o lo lasciamo la, o lo prendiamo e lo buttiamo in un cassonetto di immondizia… ci dobbiamo organizzare questa volta bene… che dobbiamo fare le cose perfette”, diceva Scaduto

Ficano, subito dopo avere dato l’ordine di eseguire il delitto, avrebbe deciso di allontanarsi molto probabilmente per costruirsi un alibi e darsi alla fuga in caso di arresto. Nella notte lo hanno fermato assieme ad altre sette persone, fra cui lo stesso Tripoli.

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13 Settembre 2021, 07:45

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