Palermo come altrove: quella paura di uscire la sera

Palermo come altrove: quella paura di uscire la sera

Si sta lavorando sulla sicurezza: occorre fare presto
L'ALLARME
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Per comprendere la differenza tra libertà formale e libertà sostanziale partiamo da un esempio concreto. Se non posso uscire la sera tranquillamente perché un regime autoritario mi impone il coprifuoco, limiti alla circolazione o controlli asfissianti è evidente che vivo in una dittatura dove si soffrono delle costrizioni.

Se, invece, evito di uscire la sera per paura di subire aggressioni – baby gang, rapine, botte per una parola giudicata di troppo, molestie sessuali, ecc. – il problema non sta nell’assenza di una libertà formale, che giuridicamente è indiscutibile, ma nell’impossibilità fattuale di esercitare il mio diritto alla mobilità a causa dell’insicurezza personale.

Domanda: che valore ha la mia riconosciuta libertà formale se, in pratica, sono costretto a rinunciarvi per evitare esperienze pericolose? Il tema della sicurezza a Palermo, come in altre metropoli, è diventato urgente. Gli episodi di criminalità e microcriminalità, quest’ultima non meno insidiosa, stanno generando un crescente allarme nella popolazione. Non si tratta più di eventi circoscritti a zone cosiddette “degradate” ma di fenomeni criminali diffusi in tutto il territorio urbano che colpiscono indiscriminatamente chiunque.

Si possono avanzare numerose analisi sociologiche, e senza dubbio è possibile affermare che alla base vi siano falle nella costruzione di una solida coesione sociale e nella riqualificazione delle periferie abbandonate a sé stesse. In gioco c’è pure la crisi profonda della famiglia che in molti casi fatica a trasmettere ai figli valori come la legalità e il rispetto del prossimo. Ciò crea non poche difficoltà alla scuola che sovente non riesce a instaurare un dialogo formativo con i genitori, incontrando talvolta persino un’ostilità sorprendente.

Tuttavia, al di là delle analisi, l’emergenza sicurezza richiede interventi immediati e mirati su prevenzione e repressione. Palermo, lo abbiamo più volte scritto su questo giornale, necessita di una presenza visibile intanto della polizia municipale e in generale delle forze dell’ordine.

Solo una sinergia tra gli operatori della sicurezza può produrre risultati soddisfacenti e sappiamo che si sta lavorando in tal senso sebbene occorra far presto. I punti critici sono noti: si va dalle continue violazioni del codice della strada alla mancata osservanza dei regolamenti comunali, dall’abusivismo di vario tipo agli atti delinquenziali veri e propri.

A ostacolare risposte efficaci troviamo la cronica carenza di personale – i vigili urbani sono la metà di quanto previsto dalla pianta organica –, la molteplicità dei compiti da svolgere e la scarsità di fondi che impedisce un impiego adeguato, anche notturno, delle forze dell’ordine nelle zone più calde della città, movida e borgate marinare nel periodo estivo, frequentate da palermitani e turisti.

In realtà, oggi le risorse finanziarie non mancano. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede stanziamenti per interventi sulla sicurezza nei grandi centri, principalmente attraverso misure di rigenerazione urbana e i Piani Urbani Integrati (PUI) che includono azioni per migliorare la sicurezza dei residenti e contrastare il degrado sociale.

Il successo di questi interventi dipende dalla capacità delle amministrazioni locali e regionale di rispettare i tempi, coordinarsi e progettare con cura le iniziative senza incorrere in bocciature e rinvii con lo spettro della perdita dei finanziamenti. Però, qui si aprirebbe un altro capitolo.

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