22 Dicembre 2024, 16:15
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PALERMO – È arrivata in ospedale, all’Ingrassia di Palermo, il 10 dicembre ed è morta il 20, dopo essere rimasta otto giorni su una barella al Pronto soccorso in attesa che si liberasse un posto in reparto.
“Arresto cardiocircolatorio in paziente con shock settico e insufficienza multiorgano”, c’è scritto nel certificato necroscopico.
“Hanno lasciato mia madre in astanteria per otto giorni su una barella“, denuncia la figlia di Maria Ruggia, 76 anni, pensionata nata a Menfi, ma residente a Palermo.
Romina Gelardi ha presentato un esposto affidandosi all’avvocato Andrea Dell’Aira. La polizia ha sequestrato la cartella clinica e la salma sarà trasferita all’istituto di Medicina legale per l’autopsia. La magistratura ha aperto un’inchiesta, l’Asp si è attivata con un’indagine interna.
Bisogna accertare se si sia trattato di un caso di omicidio colposo, ma il ricovero in barella mostra comunque l’immagine di una sanità che arranca tra tante difficoltà ed è la stessa Asp ad ammetterlo in una nota.
Secondo i parenti, a causare il decesso sarebbe stata “una sepsi innestata da infezione nosocomiale contratta durante il ricovero al pronto soccorso”. La paziente, sostiene la figlia, sarebbe stata tenuta “in condizioni assolutamente incompatibili” con il suo stato di salute.
Alla donna, 76 anni, paziente oncologica, affetta da cardiopatia (aveva un pacemaker), diabetica e con un carcinoma mammario, non sarebbe stata somministrata “adeguata terapia antibiotica preventiva”.
Si era sentita male a casa. Aveva inappetenza e sensazione di vomito che le impediva di bere ed alimentarsi.
Nei giorni di ricovero al pronto soccorso sarebbe stata esposta “alle contaminazioni ambientali”.
Nell’esposto viene denunciata una sottovalutazione dei “più che evidenti primi segni di sepsi, tra cui la protratta assenza di stimolo a urinare”.
Dopo 8 giorni trascorsi al pronto soccorso, il 18 dicembre la paziente è stata trasferita nel reparto di Medicina interna. L’indomani la telefonata alla figlia: sua madre sta malissimo. Alle 2 di notte del 20 dicembre il decesso.
“Ogni giorno telefonavamo e ci dicevano che attendevano che si liberasse un posto in reparto. Poi quando il posto è stato disponibile, una dottoressa – prosegue Romina Gelardi nell’esposto – ci ha detto che le sue condizioni erano molto gravi. Ventiquattrore dopo è arrivata la telefonata che era morta.
Da qui la denuncia, ci sarebbe stata “negligenza, imprudenza e imperizia nella catena di accettazione, custodia, ricovero, diagnosi e somministrazioni terapeutiche”.
Ora saranno le indagini ad accertare le eventuali responsabilità dei sanitari. Se davvero a causare il decesso sia stato, come dicono i parenti, la situazione registrata in ospedale, compresa l’attesa in pronto soccorso prima che si liberasse un posto per il ricovero in reparto.
“La direzione aziendale dell’Asp di Palermo ha avviato un’indagine interna al fine di verificare eventuali profili di responsabilità sulla gestione dell’assistenza e del ricovero della donna di 76 anni arrivata all’Ospedale Ingrassia in gravi condizioni di salute e con un complesso quadro clinico”, lo comunica l’Azienda sanitaria provinciale.
In una nota viene spiegato che “si verificherà anche il rispetto delle procedure e dei protocolli al Pronto soccorso dell’Ingrassia che ha fatto registrare nei giorni scorsi uno straordinario afflusso di pazienti”.
“L’Azienda assicura il massimo rigore nell’indagine che riguarda l’intero sistema dell’emergenza-urgenza. Le dichiarazione della figlia sullo stato di abbandono – conclude la nota – saranno, immediatamente, verificate analizzando e valutando proprio ciò che risulta nella cartella clinica”.
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22 Dicembre 2024, 16:15