25 Aprile 2019, 17:26
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PALERMO – Pippo Schillaci è un carpentiere ed ex operaio della Sis, per la quale ha lavorato alla linea del tram e poi al passante ferroviario, fino all’uscita della società dall’affare. Ha 66 anni e non è troppo vecchio per lavorare, né troppo giovane per la pensione, per la quale ormai gli manca solo un anno; eppure a novembre 2018 è scaduto il suo periodo di mobilità, e da cinque mesi non percepisce più un euro. “Lavoravo già a 9 anni – racconta – invece di andare a scuola, magrolino e con una cesta di pane sulle spalle, e 17 anni ero già un contribuente. Ora vado in giro a chiedere aiuti economici, e mi vergogno. Alla mia età, dopo la mia vita, è umiliante”. L’altro giorno anche Schillaci era davanti ai cancelli della prefettura di Palermo, insieme a un gruppo di operai di Tecnis (la società incaricata dei lavori all’anello ferroviario) e ai sindacalisti che li rappresentano.
La storia di Pippo è una delle tante che caratterizzano questioni drammatiche per i lavoratori. Una è appunto la vertenza Tecnis, discussa in un tavolo di confronto al Ministero dello Sviluppo economico, ma la riunione non ha dato i frutti auspicati dalle sigle. “L’obiettivo rimane sollecitare la procedura di vendita – dice Ignazio Baudo di Feneal Uil Palermo – perché c’è il serio rischio non solo che salti l’operazione, ma anche che si mandino a casa tutte le maestranze coinvolte. L’opera è parecchio invasiva, non è nemmeno al 30% dello svolgimento e urge che a completarla siano gli stessi che hanno iniziato. Non dimentichiamo che da quest’opera sono già usciti tutti i lavoratori che avevano un contratto a tempo determinato, senza rinnovo”. Secondo le stime sindacali, la realizzazione dell’anello ferroviario di Palermo ammonta a circa 120 milioni di euro e prevedrebbe più di un centinaio di lavoratori diretti e circa il doppio per l’indotto. Oggi però i lavoratori diretti sono una ventina, di cui circa quindici in cassa integrazione.
Le sigle hanno lanciato l’allarme. “Chiediamo al Mise che intervenga nei problemi contrattuali di cessione della Tecnis – afferma Francesco Danese, segretario territoriale Filca Cisl per Palermo e Trapani – perché se non viene venduta non è in condizioni di portare avanti i cantieri. A Palermo ci sono quattro dipendenti su una ventina, mentre il resto sono in cassa integrazione: il cantiere potrebbe non ripartire, con la città che è rimasta sventrata e tutti i danni a commercianti e residenti. È importante che Tecnis continui il lavoro per evitare l’ennesima incompiuta e una procedura di riappalto di almeno tre anni”.
Piero Ceraulo, segretario generale Fillea Cgil Palermo, si rivolge direttamente al governo nazionale: “La recente ‘passerella’ di Toninelli e Conte l’abbiamo letta come spot di campagna elettorale. Quando si fa un ragionamento che è quello del decreto ‘sblocca cantieri’, e Sicilia di cantieri non c’è nemmeno l’ombra, il problema va affrontato. Vale per Tecnis come per l’edilizia italiana in generale. Su alcune opere strategiche come l’anello ferroviario, dal nostro punto di vista la politica non sta dando risposte. Anzi, si continua a notare come tutti i cantieri, e in particolare quelli, siano fermi”.
Da settimane i sindacati stanno tentando di prevenire una tragedia occupazionale su scala nazionale, sempre più concreta. “Le organizzazioni nazionali e territoriali degli edili organizzeranno altre manifestazioni per fare rivedere questa scelta – affermano congiuntamente i sindacati Feneal, Filca e Fillea – che rischia di compromettere la continuità delle attività aziendali e il completamento dell’opera. Sarebbe una tragedia per Palermo, non solo per l’aggravarsi della questione occupazionale ma anche perché lascerebbe una città completamente sventrata e priva di una infrastruttura strategica”.
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25 Aprile 2019, 17:26