14 Febbraio 2023, 18:26
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PALERMO – Un passaparola malsano proteggeva gli spacciatori. Per evitare di essere scoperti, un giorno di marzo di due anni fa, i carabinieri si presentarono come impiegati delle poste.
Il retroscena emerge dal blitz che stamani ha portato in carcere sei persone. Avrebbero gestito la piazza di spaccio nel rione Altarello di Baida.
Tra i luoghi di interesse investigativo, oltre ad una taverna abusiva, fu individuata l’abitazione di Davide Osman. C’era un gran viavai. I militari bussarono alla porta. Riuscirono ad entrare. In casa c’erano Osman e la madre. Quando i carabinieri si qualificarono come tali aumentò il nervosismo. La donna accusò un malore. Chiese di andare nella camera da letto del figlio, dove c’erano, a suo dire, dei medicinali dentro un piccolo involucro di plastica.
I militari lo avevano già notato. Improvvisamente non c’era più. Il cane Ron, però, fiutò qualcosa. La perquisizione fu estesa in un giardino sottostante e abbandonato. L’involucro era lì. Dentro c’erano 30 grammi dii cocaina e altre 13 dosi già confezionate.
Neri giorni successivi sarebbe stata la madre a confessare, immaginando di parlare con il marito defunto Filippo: “… occhi di vetru e mani di cira, Fifo mettici a to manu… mentre eravamo là dentro. Ma io già l’avevo buttata. Signore, levagli dalla testa di aprire la finestra”. Ed invece la finestra fu aperta.
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14 Febbraio 2023, 18:26