26 Novembre 2021, 12:22
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Davide Faraone e Totò Cuffaro. Ovvero, persone che vengono politicamente e umanamente da percorsi lontani e differenti che più non si potrebbe. Senza bisogno nemmeno di citare la condanna per mafia a carico di uno dei due. Stanno formando una strana coppia? Hanno soltanto presentato un libro? C’è un ‘accordicchio’ in vista delle elezioni comunali a Palermo, con il candidato di Italia Viva in campo, designato da Renzi?
Partiamo dal libro ‘La variante Dc’ scritto da Gianfranco Rotondi e presentato da ‘Totò’ e ‘Davide’, come li chiamano gli amici e i simpatizzanti, a Villa Zito. Per la verità non è che Cuffaro sia stato proprio espansivo, ma forse è una strategia. Ecco uno stralcio del suo intervento: “Quella di Davide Faraone secondo me è una candidatura aggiuntiva come le altre e tutte arricchiscono. Non ho mai capito tuttavia questa strana vicenda di ‘Forza-Italia Viva’. Quando le cose non le capisco preferisco non parlare. Fi e Iv sono due partiti distinti: che possa esserci un partito che si chiama Forza-Italia Viva non ne capisco né il motivo né le ragioni”. E, in quella sede, il candidato ha ribadito: “Ho fatto la scelta con determinazione, pensando ai guai di Palermo e che la mia esperienza a Roma possa essere utile alla mia città. Sarà una campagna elettorale dura e difficile. Quali alleanze? Vedremo. Intanto c’è Faraone”.
C’è un feeling? Come ha scritto il nostro Salvo Cataldo: ‘Cuffaro, mercoledì sera accanto a Faraone nella presentazione del libro di Gianfranco Rotondi ‘La variante Dc’, ha lanciato la proposta di una donna per Palazzo delle Aquile e Faraone gioca di sponda con l’ex governatore trovando una sintonia proprio sul genere femminile: “Al tavolo di ieri erano tutti uomini, la mia sarà una giunta paritaria”. La sensazione è che l’incontro a Villa Zito di Palermo vada ben oltre la presentazione di un libro e che l’asse Iv-Dc-Cantiere popolare possa rafforzare l’ala moderata del centrodestra. Il presidente dei senatori Iv non parla di alleanze e tira dritto affidandosi a un generico “Vedremo…”’. Le critiche, sui social, non sono mancate. Citiamo per tutti un post dell’assessore Giusto Catania, uomo della Sinistra Doc: ‘Quando si sbaglia bisogna ammetterlo. Avevo detto, qualche mese fa, che Italia viva stava facendo accordi coi “nipotini di Cuffaro”. Ho sbagliato, non erano i nipotini…’. Didascalia esplicita alla foto della triade Cuffaro-Rotondi-Faraone.
Oggi, su Facebook, la nuova tribuna elettorale, Faraone replica, non a Giusto Catania, ma in generale: ‘Da quando con Totò Cuffaro ho presentato il libro di Gianfranco Rotondi, “La variante Dc”, ho compreso una volta di più l’odio che impregna questo Paese. Di una colpa adesso sono accusato anch’io, anche se per fortuna ancora non si finisce in carcere, sono reo di aver presentato il libro con Cuffaro: di essermi seduto accanto a lui, di essermi fatto fotografare al suo fianco, perfino di aver scambiato qualche battuta e magari qualche sorriso. In Italia, il paese di Beccaria, un detenuto lo è per sempre e per sempre merita l’isolamento. Non è necessario essere stati condannati all’ergastolo, se hai passato anche un solo giorno in carcere resti comunque un detenuto a vita. Un marchio indelebile. E poco importa se la nostra Costituzione, al comma 3 dell’articolo 27, dice: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Proprio così, “rieducazione del condannato.” Nelle tradizionali divisioni destra vs sinistra la frase “sbattilo in carcere e butta la chiave” è una frase tipicamente di destra. In Italia capita spesso che questa tesi sia sposata anche da chi si reputa di sinistra. Gli estremi coincidono. Io vado spesso in carcere, per fortuna con i miei piedi, incontro i detenuti, vedo cosa mangiano, verifico le condizioni delle celle, se hanno l’acqua calda. Mi preoccupo di segnalare al Dap ciò che non va e vi assicuro che c’è tanto da segnalare. Soltanto in carcere e morendo si diventa tutti uguali, potenti e poveri cristi’.
‘Cuffaro è stato condannato, ha passato le notti nel carcere di Rebibbia, ha scontato la sua pena con grandissima dignità ed è ritornato in libertà il 13 dicembre del 2015 – si legge ancora -. Ha riconosciuto i suoi errori. Da quel giorno è un uomo libero e merita di vivere la sua vita. Può andare al bar, può lavorare, può coltivare le sue passioni, può addirittura presentare libri. Ciò che non può fare lo stabilisce la legge non quei “cattivi perbenisti” che emettono sentenze anche quando “la seduta è tolta”. Quando era un potente Presidente della Regione io Cuffaro nemmeno lo conoscevo, mai visto. Lezioni da chi, al governo con lui o peggio ancora all’opposizione, stava dietro la sua porta a chiedere prebende e adesso lo tratta da appestato, non ne prendo’.
Tutto naturalmente dovrà essere raccontato alla luce delle mosse successive dettate dalla politica. I tempi cambiano l’approccio. E, se sei candidato sindaco, devi sapere a memoria la lezione e adattarti. Dai nostri archivi abbiano ripescato una intervista proprio a Davide Faraone del 2016 (era ancora nel Pd), all’avvio di un evento pubblico: “Oggi in tanti sembrano preoccupati del redivivo Cuffaro. E puntano il dito contro un Pd che ha deciso di cambiare. Peccato che i rappresentanti di questa ‘resistenza’ siano gli stessi che ci fecero perdere per 61-0. E che erano abituati a perdere. Io Cuffaro in vita mia non l’ho mai incontrato. Non attribuisco un valore morale a questo fatto. È una questione generazionale. Per me è come se fosse un ex giocatore di calcio, prendete Gianluca Vialli, che oggi commenta le partite in tv. Ecco io lo vedo così”. Anche allora era una difesa dall’imputazione coatta di collateralismo e comunque erano, appunto, altri tempi. Solo che, adesso, ‘l’ex giocatore’ sembra essere decisamente tornato in campo.
(foto tratta dalla pagina Facebook di Davide Faraone, l’autore è Alessandro Fucarini)
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26 Novembre 2021, 12:22