17 Gennaio 2022, 19:27
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Sono tanti i ricoveri, in queste ore, a Palermo. Perché sono tantissimi i contagi, tracciati oppure no. Non tutti i casi che finiscono al pronto soccorso sono gravi, ma restano tutti meritevoli di cura e di impegno. Ecco perché gli ospedali sono di nuovo sotto pressione, senza contare i focolai all’interno delle stesse strutture. ‘Sotto pressione’ è il modo di dire che forse si avvicina di più alla descrizione oggettiva. La situazione è complicata, ma non siamo ancora alla fine del mondo.
C’è una dichiarazione da cui si può partire per inquadrare il contesto. “Al momento non ci sono posti negli ospedali – dice Tiziana Maniscalchi primario del pronto soccorso Covid del Cervello e responsabile del coordinamento dei posti letto –. Abbiamo molti pazienti senza polmonite ma con comorbilità. Le richieste in questo momento sono continue. In questi giorni abbiamo fatto tanti ricoveri insieme e quindi il turn over è rallentato”. E’ una vicenda fluida quella degli spazi disponibili. Al soffocamento segue una soluzione che poi viene messa in discussione da un altro guaio a cui segue un ulteriore rimedio. La partita della pandemia si gioca su più piani. Su quello della realtà si presenta come una rincorsa affannata e solidale. Su quello della comunicazione si sta un po’ sballottolati di qua e di là. Un giorno squilla l’allarme, la sera ecco il suono del silenzio.
Così non resta che appiccicare i frammenti delle cose che si vengono a sapere e vedere l’effetto che fa. C’è un problema serio di focolai negli ospedali. La Medicina di Villa Sofia è uno degli ultimi cluster di cui si ha conoscenza. E siccome è impossibile spostare un intero reparto, la soluzione è questa; mettere una storia di cordone sanitario alla stessa sanità. Giunge notizia di focolai all’Ortopedia del ‘Buccheri La Ferla’ e al Civico.
In più c’è il dato dei contagi che il tracciamento riesce soltanto parzialmente e decrittare. Due case di riposo in provincia di Palermo sarebbero state interessate. Gli ospiti sono vaccinati, ma si monitoria l’andamento dell’infezione con molta cura. “La variante Omicron dilaga – racconta un medico ospedaliero – e se i positivi aumentano con una grandezza formidabile anche gli ospedali si saturano. Si potevano prevedere più posti? Forse. Ma non si possono aprire nuove strutture senza il personale necessario, né potenziare con mille posti letto al giorno”.
Le ambulanze del 118 corrono incessantemente con i ritmi di quest’ultimo scorcio della pandemia. Sono diminuite le chiamate per altre patologie. Le persone hanno paura e restano a casa, se non stanno proprio male. Il riferimento principale per il Covid è sempre l’ospedale ‘Cervello’. Ma alcuni malati vengono trasferiti al Covid Hospital di Partinico per diminuire gli ingressi a Palermo.
C’è una questione cruciale da affrontare che riguarda l’affollamento. La riassume il dottore Sandro Tomasello, responsabile della Terapia intensiva Covid di Partinico: “Parliamo di diagnosi di Covid incidentale. Significa che il virus non è la causa per cui una persona finisce in ospedale e in un reparto comunque Covid, risultando positiva”. E’ una consapevolezza che comincia a emergere adesso con la quantità enorme di casa portata, appunto, da Omicron. Semplificando: un signore che si rompe una gamba ed è contagiato va a finire in una struttura dedicata al Coronavirus, anche se non ha i sintomi della malattia. Ecco uno dei motivi che provocano il collasso degli ospedali, la nuova sfida da fronteggiare. Come? Risponde ancora il dottore Tomasello: “Questo richiede un diverso paradigma, un approccio multidisciplinare. E’ la strada che dovremo percorrere”. Ovvero, organizzando la Sanità in modo diverso e potenziandola sul territorio. Fino alla prossima variante.
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17 Gennaio 2022, 19:27