07 Dicembre 2024, 06:00
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PALERMO- Marco Betta sorride, sebbene reduce da una febbre che lo ha spossato per giorni. La faccia, complessivamente lieta, reca qualche segno della battaglia che si è appena conclusa.
Una poltronomachia per la carica di sovrintendente del Teatro Massimo è stata vigorosamente combattuta e ha visto la sua nomina, dopo una prima esperienza, punteggiata di riconoscimenti.
Il teatro di questo colloquio, nel cuore di un Teatro, è proprio la stanza del sovrintendente. Ci sono i cimeli di sempre. La foto con il maestro Riccardo Muti (la figlia, Chiara, ha mandato un messaggio di auguri in rappresentanza di un gradimento familiare, si narra). I caschi donati dai vigili del fuoco. La poltrona per il riposino.
Marco Betta sfodera il suo quadernetto da compositore, quotidianamente arricchito, e chiacchiera con alcuni cronisti, sull’onda di una storia di giochi di Palazzo e manovre. In premessa, giova rammentare il contesto.
Intorno al Teatro Massimo di Palermo si è avviluppata una fiammeggiante sfida politica. Da un lato, una porzione di centrodestra che avrebbe voluto per l’incarico apicale una figura ‘d’area’, cioè differente, ritenuta competente per curriculum ed esperienza.
Dall’altro il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, che, nelle battute iniziali da solo, poi con l’intervento del presidente della Regione, Renato Schifani, ha tenuto il punto. Marco Betta andava riconfermato – ecco la posizione – per merito e senza indugio. Una dialettica serrata.
Alla fine – riassumendo sbrigativamente – l’asse Lagalla-Schifani ha vinto. Il centrosinistra cittadino e regionale? Non pervenuto, a parte sporadiche iniziative.
“Io so che nella vita non c’è niente di scontato – esordisce il sovrintendente Betta – pure le cariche artistiche non sono mai eterne. Tutto può cambiare. E ci sta che, nelle mie azioni, oltre alle cose positive, si possano essere manifestati dei difetti. Noi abbiamo cercato di vivere nell’armonia, i bilanci sono pubblici. Adesso è arrivato il momento di riprendere il lavoro, grazie anche un progetto quinquennale di rafforzamento di attività già avviate”.
“Penso al teatro diffuso – continua -, ai cori cittadini nei quartieri più disagiati. Se la musica non ha uno scopo civile e sociale, se non è per tutti perde gran parte del suo valore. Vogliamo rendere la fondazione più internazionale con tournée in Giappone, in Asia e in Europa, in Germania”.
La politica è il proverbiale convitato di pietra che occhieggia da uno sfondo immateriale, ma presente. Marco Betta ringrazia il sindaco Lagalla, il consiglio di indirizzo, il presidente Schifani. Ci sono in ballo le nomine dei direttori (artistico e musicale, ndr). Lui chiarisce: “Se ci saranno suggerimenti politici? A me interessa che ci siano persone competenti per ruoli complessi. Sto vagliando i curricula, ma non ho ancora nessun nome in mente”.
“Come è stato il periodo appena passato? Bellissimo, per quanto possa sembrare strano – il flusso di coscienza non si ferma -. Ho ricevuto un grandissimo attestato di stima e di affetto da parte del pubblico, dei lavoratori e di Palermo. Un aspetto che mi ha fortemente commosso”.
Non c’è, però, spazio per le polemiche, per gli strali, per qualche sussurro, forse strumentale. “Molte cose – dice il sovrintendente – non le ho capite, forse per una personale ingenuità”. La natura del personaggio è incline alla mitezza, con la colonna sonora di Bach in sottofondo. E poi ci vorranno tempo e fatica per rispondere ai circa ottocento whatsapp di congratulazioni ancora inevasi.
Maestro, qualche dritta? “Volete farmi litigare con il Consiglio? – sorride di nuovo -. Va bene, nessun titolo, ma posso dire che faremo un’opera di Giorgio Battistelli, con la regia di Roberto Andò”
Cala il sipario sulla battaglia per il Teatro Massimo, con i suoi giochi di Palazzo, i suoi passaggi impetuosi, a vario titolo. Molte platee l’hanno osservata. Qualcuno si è appassionato mentre era in corso e si è impegnato, magari con ardore e da ogni campo, per idealità, interesse, o entrambi.
Altri hanno aspettato l’esito definitivo per acclamare il vincitore. Qui, la differenza fra vittoria e sconfitta fa davvero la differenza. Al botteghino delle rappresentazioni dell’anima più cauta e calcolatrice di Palermo si registra immancabilmente la ressa.
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07 Dicembre 2024, 06:00