Palermo, i sognatori e la Primavera |Ma ora l’inverno non finisce più

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26 Gennaio 2020, 06:20

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PALERMO – Con la morte di Giovanni Ferro se ne va uno di quei ragazzi che sognarono una Palermo migliore e che non smisero di sognarla, anche quando la rivolta collettiva della Primavera si trasformò nell’anticamera del nostro inverno. E bisognerebbe studiare quel tempo con animo distaccato e passione civile insieme. Per capire come mai non generò un cambiamento duraturo. La  sacrosanta ribellione nata tra le braccia di un leader carismatico – Leoluca Orlando, il sindaco perenne – divampò soprattutto per opporsi alla mafia che inondava di sangue lo sguardo di spettatori atterriti. Eppure, strada facendo, si scoprì che era possibile immaginare altro, che l’antimafia delle belle bandiere poteva servire per un governo più giusto, per i servizi ai cittadini, per la creazione, appunto, di un percorso di bellezza. Cos’è la legalità se non una vita di diritti esigibili e di armonie realizzabili, capace di liberare una comunità dal ricatto dell’arroganza?

Allora, dovremmo chiederci perché quella mutazione genetica si è risolta in una metamorfosi parziale. Palermo non cammina più accanto ai mammasantissima, non li venera più, nella sua stragrande maggioranza, ha imparato che lo ‘zio’ del rione non è un amico, ma il peggiore nemico da combattere.

Il resto è stato soffocato. Siamo lontani dal compimento di una buona novella che voleva costruire la piena cittadinanza, intesa come la felicità di vivere in spazi a misura d’uomo. I marciapiedi scassati, la sporcizia, le vie sgarrupate, l’immobilismo, il caos, la munnizza e tanto altro non sono soltanto cartoline dello sfascio quotidiano, raccontano molto di più: una speranza che non ha saputo trasformarsi in verità. E non sarà mai sufficiente il miraggio di una visione futura, se l’oggi è la corona di spine di ogni palermitano.

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I sognatori non sono mancati; sapevano anche misurarsi nella concretezza dei progetti. Tutti compianti, che fossero fuori o dentro la ‘Primavera’ storicamente intesa, tutti partecipi di un linguaggio nuovo. Giovanni Ferro, Alessandra Siragusa che inventò il miracolo della scuola in grado di arrivare nei recessi più bui, solo per citarne alcuni. E come dimenticare Rita Borsellino che non venne mai premiata secondo i suoi meriti e che ci ha lasciato i suoi bellissimi occhi azzurri, pegno di un fuoco che, benché affievolito, non è stato spento.

Chissà se ci saranno nuovi sognatori per Palermo. Non reduci che si incontrano nei dibattiti per aggrapparsi al consòlo del rimpianto, ma persone che vorranno spendersi per diventare un punto di riferimento per i tanti amanti del cambiamento che aspettano soltanto un segnale. Al momento, in effetti, non si notano. Ma forse siamo pessimisti, per colpa di questo inverno che sembra non finire più.

 

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26 Gennaio 2020, 06:20

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