26 Ottobre 2021, 17:04
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PALERMO – Giovanni Adelfio è socialmente pericoloso, ma i suoi beni, così come quelli del padre e di tutti gli altri familiari, sono di provenienza lecita. La sezione Misure di prevenzione del Tribunale respinge la richiesta di confisca e dissequestra un patrimonio milionario.
Per Giovanni Adelfio, 66 anni, difeso dall’avvocato Jimmy D’Azzò, è stato disposto l’obbligo di soggiorno per tre anni. Nel 2014 ha finito di scontare una condanna definitiva per mafia. Fino al 2016 è stato sottosto alla libertà vigilata. Aveva affiancato Sandro Capizzi nella carica di reggente del mandamento di Santa Maria di Gesù, partecipando al tentativo di ricostruire la Cupola di Cosa Nostra, stoppato dai carabinieri nel 2008 con il blitz “Perseo”.
Il collegio, presieduto da Raffaele Malizia, spiega che “non risulta che l’Adelfio abbia posto in essere alcun concreto comportamento dal quale potere desumere un effettivo distacco del medesimo dal sodalizio criminale mafioso di cui ha fatto”. In passato è stato dimostrato il suo “strettissimo rapporto fiduciario” con Matteo Messina Denaro e non c’è prova di un suo ravvedimento. Forte resta il rischio, come è avvenuto in altri casi, che Adelfio sfrutti la scarcerazione per fine pena per riprendere il suo posto, forte del fatto di avere mantenuto la regola dell’omertà. È rimasto in carcere in silenzio.
Diverso è il discorso patrimoniale. Tutti i beni della famiglia Adelfio sono frutto di soldi considerati leciti. Hanno sempre avuto le provviste economiche necessarie per avviare attività imprenditoriali e acquistare immobili. Non c’è sperequazione fra i redditi dichiarati al fisco e gli investimenti.
Stessa cosa vale per il padre di Giovanni Adelfio, Salvatore, boss della vecchia mafia ormai deceduto. Il dissequestro riguarda anche i beni ereditati dai figli del defunto. Oltre che dall’avvocato D’Azzò sono difesi anche da Nino Zanghì, Piero Alosi, Vincenzo Giambruno e Domenico La Blasca.
Tornano agli Adelfio la società agricola “Stella del Sud” a Pretrosino, vari appezzamenti di terreno e case rurali tra Petrosino e Mazara del Vallo, nel Trapanese. Quattro società agro-alimentari, tra cui la “Agri Bio Sud” di Palermo, una società di scommesse che gestiva un bingo a Misilmeri, un’impresa per la coltivazione di agrumi e frutta sempre a Palermo, due ville, rapporti bancari, macchine e mezzi pesanti.
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26 Ottobre 2021, 17:04