15 Dicembre 2022, 05:41
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PALERMO – Ci sono pure le dichiarazioni dell’ex pentito Alfredo Geraci agli atti dell’inchiesta che ha portato al blitz anti droga allo Sperone. È stato estromesso dal programma di protezione perché è stato sorpreso a parlare con un detenuto ai domiciliari per spaccio di droga.
Uomo di Porta Nuova, da sempre legato agli ambienti degli spacciatori di droga. Un mondo che conosce bene. Era normale che l’anno scorso i pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Palermo convocassero Geraci per chiedergli conferme sulla piazza di piazzale Ignazio Calona.
Che sono arrivate puntuali quando gli hanno mostrato un album fotografico. Ha riconosciuto Santo Di Fata, meglio noto come “Maradona” e che “dirigeva la piazza” dove spacciavano “hashish, cocaina, tutto”. Ha riconosciuto anche la foto di Giuseppe Manzo, soprannominato “pilota”. “Maradona e pilota erano sempre assieme”, ha aggiunto.
Poi successe qualcosa. Manzo avrebbe approfittato di un precedente arresto di Di Fata, che pensava di vendicarsi: “Scendo e gli scarico tutti i quindici colpi. Ti faccio andare via dalla Roccella… se scendo vi scanniamo”.
Geraci da qualche giorno è un ex collaboratore di giustizia. Lo hanno espulso dal programma di protezione. Resta sotto tutela per ragioni di sicurezza in una località segreta, ma non gode più dei benefici previsti per chi collabora.
Il suo racconto è solo un tassello dell’inchiesta sullo spaccio allo Sperone. Una catena di montaggio della droga. Centinaia di clienti. Interi gruppi familiari al lavoro, con le cessioni che avvenivano davanti ai bambini che giocavano nel quartiere.
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15 Dicembre 2022, 05:41