17 Novembre 2023, 08:21
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PALERMO – La sopraffazione mafiosa si manifestò anche in un ristorante a Mondello. Il boss non aveva alcuna intenzione di pagare il conto. Lo considerava oltremodo caro. Sergio Giannusa, accusato di essere il reggente della famiglia di Resuttana, ne parlava con Giuseppe D’Amore, titolare di un bar in viale della Resurrezione. Entrambi sono stati arrestati due giorni fa nel blitz della squadra mobile.
Proprio non gli andava giù: “Senza prendere secondo. E se prendevamo il secondo quanto voleva? Mio figlio si è alzato per andare a pagare dice: ‘Papà vieni qua, guarda il conto’, gli ho detto: ‘Quant’è? Sessanta euro? Seicento euro'”.
La vicenda del ristorante è datata 5 ottobre del 2021. “Gli ho detto: ‘Chiama tuo zio, ma che sono prezzi questi?’, dice: ‘No, Sergio, questo, quello’… ‘Ma che stai dicendo, ma stai scherzando? O ti sembra…”, diceva Giannusa. “Siamo turisti”, concludeva D’Amore. Come dire: il conto salato lo devono pagare solo i turisti. Ancora Giannusa: “Gli ho detto: ‘Pensi che sono i tempi di una volta? Ora ti dico a te lunedì te lo pago e ti faccio scendere’ e lui: ‘Quattrocento euro giusti sono?’ e gli ho detto: ‘Guarda per non ti dire vieni tu lunedì da me, tieni questi 350 euro e chiudi i discorsi’“.
Giannusa deve essere stato convincente se sono vere le parole pronunciate dal ristoratore e da lui riferite: “Aspetta che me li prendo perché qua non prendo più niente e timpulati pigghiu“. E così la storia del ristorante è elencata nelle estorsioni del blitz coordinato dal procuratore Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Marzia Sabella e dai sostituti Giovanni Antoci, Francesca Dessì e Giorgia Righi
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17 Novembre 2023, 08:21