14 Febbraio 2022, 16:26
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PALERMO – “Un spaccato desolante e allarmante circa il pervicace potere mafioso riconosciuto a soggetti di grande notorietà per le condanne subite e il ruolo ricoperto all’interno di Cosa Nostra”. Le parole del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo, Claudia Rosini, sono fin troppo chiare.
C’è un capitolo dell’inchiesta su Giuseppe Guttadauro, boss di Brancaccio arrestato due giorni fa assieme al figlio, ancora top secret. Ed è un capitolo che parte da Matteo Messina Denaro e arriva fin dentro i palazzi romani della politica. Nel suo telefonino era stato iniettato il virus spia ed è diventato un microfono per gli investigatori che hanno intercettato ore e ore di conversazioni.
I carabinieri del Ros, coordinati dal procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e dai sostituti Bruno Brucoli e Francesco Mazzocco, scandagliano la rete di relazioni del “dottore” (così chiamato per il suo passato di primario di Chirurgia). Ci sono dentro imprenditori, professionisti e probabilmente anche politici. Gente che conosceva il peso mafioso di Guttadauro e non lo ha evitato. Al contrario in alcuni casi se n’è anche servito.
L’interrogativo di partenza è perché gli investigatori sono tornati ad interessarsi di Guttadauro. Di sicuro il capomafia era uno dei grandi scarcerati sui cui mantenere alta l’attenzione. C’erano forti segnali del suo interessamento, seppure a distanza, sulle faccende palermitane (qui il pezzo pubblicato da Livesicilia lo scorso luglio). Ma non è l’unica ragione. I carabinieri davano la caccia a Matteo Messina Denaro e sono arrivati fino a Roma, dove Guttadauro si è trasferito a vivere. Hanno avuto sentore che nella Capitale potesse esserci una traccia, una pista che portasse al superlatitante di Castelvetrano che è cognato di Filippo Gittadauro, fratello del “dottore”. È così, anche se non si è arrivati alla cattura, la pista romana ha offerto altri spunti.
L’arresto di Guttadauro non chiude, infatti, il capitolo dell’inchiesta. Si valuta l’esistenza di profili penali, ma le relazioni sono un fatto incontestabile. Il “dottore” è stato arrestato in aeroporto a Palermo. Rientrava dopo un mese dal Marocco. Nel paese africano i figli hanno un’impresa per la lavorazione del pesce, ma non è detto che il padre fosse lì per questo. Ha fatto scalo a Roma e da qui nel capoluogo siciliano dove doveva sbrigare una faccenda personale. Poi sarebbe tornato a Roma, dove vive da un decennio.
Il blitz di ieri mostra la capacità di Guttadauro si ritagliarsi un ruolo nell’alta borghesia romana. Ad esempio si intestò la causa di una nobildonna, Beatrice Sciarra, contro una filiale dell’Unicredit.
Sciarra, moglie di Giuseppe Mennini, chirurgo e già docente dell’Università “La Sapienza”, avrebbe chiesto l’intervento del boss per “ottenere la risoluzione di un contenzioso – scrive la giudice Rosini – che la vedeva pretendere dall’Unicredit un credito di 16 milioni di euro”.
Il commercialista Giovanni Armacolas pensava di potere chiudere la questione con 8 milioni e il 5 per cento sarebbe andato a Guttadauro (“sono 400 mila euro su 8 milioni… non sono pochi”), pronto a tutto, persino a zittire con le cattive l’ex ministro Mario Baccini: “Se poi a Baccini gli si devono rompere le corna per davvero, gliele rompiamo… vediamo come si risolvono le cose può essere che ci mandiamo a qualcuno a dargli due colpi di legno e basta”.
Guttadauro avrebbe prima incaricato il commercialista di fissare un appuntamento con un avvocato dell’ufficio legare di Unicredit, in quanto una terza persona, “aveva a suo dire acquisito la disponibilità” di un pezzo grosso di Unicredt per chiudere la vertenza. E chi era il mediatore? “… un onorevole… non è che uno qualunque…”:
Poi, “di fronte ai giochi di potere prospettatigli dal commercialista, Guttadauro pensava alla soluzione estrema “di rompere le corna a Baccini”, “facendo salire da Palermo” persone disposte a picchiare duro per soldi.
Guttadauro, infatti, aveva chiesto al commercialista chi si fosse messo di traverso nella restituzione dei soldi. Ed ecco la risposta: … dice che ha interferito Baccini con Eugenio Mele che era un ex consigliere di Stato.. questo tizio… lui comandava i giudici”.
Una volta incassati i soldi sarebbero stati fatti transitare su un conto in Albania e usati per comprare un ristorante-pizzeria. Ad un certo punto sarebbe entrato in gioco Adriano Burgio, assistente di volo di Alitalia. Sarebbe stato lui il gancio con un deputato: “… hanno telefonato perché quello della Camera dei deputati mi ha chiamato stamattina, è importantissimo…”. C’è poi un omissis a coprire il successivo passaggio dell’intercettazione. (Ecco cosa dice Burgio a Livesicilia)
Come è andata finire la storia? “Alla signora gli sembrava che veniva dal capomafia e io mi mettevo e andavo a rompere le corna a Baccini… i soldi devi portare prima”. Poi, il silenzio.
Riceviamo e pubblichiamo:
In qualità di legale di fiducia della Sig.ra Beatrice Sciarra, ed in relazione all’articolo a firma Riccardo Lo Verso, pubblicato in data 14 febbraio u.s. sul Vostro giornale nelle pagine di Cronaca con il titolo “ La rete di Guttadauro: il latitante, la nobildonna e il deputato” nel quale si afferma, contrariamente al vero, che la mia assistita avrebbe chiesto al Sig. Guttadauro di intercedere con gli alti vertici di Unicredit per risolvere una grossa controversia finanziaria, La invito, ai sensi, per gli effetti, nei termini e con le modalità previste dall’art. 8 Legge n. 47/1948 a pubblicare la seguente rettifica:
“ Non corrisponde al vero la circostanza che la Sig.ra Beatrice Sciarra abbia mai avuto contatti diretti con il Sig. Giuseppe Guttadauro né tantomeno mai la stessa ha chiesto a quest’ultimo di fungere da mediatore per risolvere una grossa contesa finanziaria con Unicredit. La Sig.ra Beatrice Sciarra conosce il Sig. Guttadauro solo perché quest’ultimo svolgeva la stessa attività del suo ex marito, Prof. Giuseppe Mennini (medico chirurgo) e per tale motivo gli eventuali incontri sono sempre stati assolutamente casuali ed occasionali. Si precisa,altresì, che la Sig.ra Beatrice Sciarra non è stata raggiunta da alcun avviso di garanzia dagli Uffici della Procura di Palermo e, per tale motivo, risulta totalmente estranea a qualunque ipotesi delittuosa ascrivibile al Sig. Guttadauro “. Riservando ogni azione di legge a tutela del decoro e della onorabilità della Sig.ra Beatrice Sciarra, rilevo al proposito che prima di procedere alla diffusione di notizie così gravi sarebbe stato opportuno verificarne la fondatezza, interpellando direttamente la diretta interessata e, da oggi il suo difensore, evitando così la pubblicazione di titoli infamanti della dignità e rispettabilità della mia assistita.
Distinti saluti
Avv. Augusto Pizzoferrato
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14 Febbraio 2022, 16:26