Il Tribunale civile di Palermo ha condannato l’Azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello a risarcire i parenti di un pensionato deceduto. L’ordinanza gli riconosce la cifra di 1.300.000 euro, che però sarà inferiore per la ridotta aspettativa di vita del paziente. La somma dovrebbe aggirarsi sui 200 mila euro.
Aritmie ventricolari ripetitive
Il signor M.B., 64 anni, era affetto da aritmie ventricolari ripetitive dovute ad una cardiopatia post-ischemica causata da pregressi infarti del miocardio. A complicare il quadro clinico un problema di conduzione elettrico-cardiaca. Nel dicembre 2018 è stato ricoverato nel reparto di Cardiologia dell’ospedale Villa Sofia dove gli fu impiantato un defibrillatore bicamerale.
Dopo undici giorni si è verificata un’infezione nella tasca dell’impianto salvavita per cui i sanitari decisero di rimuoverlo. Il monitoraggio cardiaco aveva fatto emergere segnali di un pericoloso andamento dell’attività elettrica cardiaca verso il blocco della conduzione dell’impulso.
Dalla Cardiologia alla Chirurgia plastica
A febbraio 2019 i cardiologi di Villa Sofia decidevano di trasferirlo in Chirurgia plastica per sostituire la sacca dell’impianto. Cinque giorni dopo il paziente fu trovato morto in corsia per un’aritmia ventricolare, e cioè la patologia che il dispositivo salvavita avrebbe dovuto scongiurare. “Il reparto non aveva la giusta attrezzatura per monitorarlo”, hanno denunciato i parenti.
I familiari si sono rivolti all’avvocato Ermanno Zancla che ha presentato ricorso per un accertamento tecnico preventivo. Un collegio peritale ha accertato la responsabilità dei sanitari del reparto di Cardiologia.
Si è svolto un procedimento sommario di cognizione a conclusione del quale la terza sezione del Tribunale civile ha condannato l’ospedale a risarcire circa 1.300.000 euro, riducendo però la somma. L’Ospedale non ha presentato appello.