04 Dicembre 2024, 06:10
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PALERMO – L’archivio del boss Giuseppe Auteri è una miniera di informazioni. Ci sono nomi e cifre. Chi sta ricostruendo la vita criminale del boss di Porta Nuova lo definisce di “notevole pregio investigativo”.
Quando i carabinieri lo hanno individuato e arrestato nella piccola casa di via Giuseppe Recupero il latitante di Porta Nuova ha cercato di disfarsi di alcuni fogli lanciandoli nel pozzo luce.
I militari del Nucleo investigativo del Reparto operativo li hanno recuperati, ma è soprattutto un’intuizione che ha offerto la chiave dei segreti del mafioso.
In cucina e in camera da letto c’erano la copertina di un quaderno, le cui pagine erano state fatte sparire, e altri due quaderni mai usati. Fogli bianchi su cui c’erano dei segni, però. Potevano essere serviti come base di appoggio mentre il boss scriveva. Intuizione esatta: i carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche sono riusciti a fare emergere i “segni grafici latenti” rimasti sui fogli di carta.
La Procura di Palermo ora è certa di avere in mano la contabilità del boss che confermerebbe il suo ruolo di capomafia nel mandamento di Porta Nuova in quel momento storico e al contempo apre nuovi scenari investigativi.
I fogli sono come una mappa con nomi (molti sono abbreviati) e soprannomi accanto a dei numeri. Alcuni sono stati decifrati, mentre su altri si lavora ancora. Le cifre annotate vanno da 1.500 a 32.500. Sarebbero gli incassi in migliaia di euro. C’è un solo settore che garantisce oggi determinati guadagni ed è il traffico di stupefacenti.
Ci sono cifre che farebbero riferimento al pizzo. Anche in questo caso ci sono nomi abbreviati e altri in cui l’attività commerciali è annotata per esteso. Alcune sono parecchio note in città: dal marchio storico di corredi alla catena di negozi di abbigliamento, da uno dei pub più famosi alla rosticceria più frequentata, dal ristorante alla gastronomia che vende polli allo spiedo, dalla tabaccheria fino ad una delle più sviluppate insegne di biancheria e articoli per la casa.
È lecito ipotizzare che i titolari saranno presto convocati affinché spieghino perché mai le loro attività siano siano finiti negli appunti del boss con cifre che vanno da 150 euro a 3.000 euro. Sembrano esserci pochi dubbi sul fatto che si parli di pizzo visto che in alto c’è la scritta “Natale e Pasqua”, periodi dell’anno in cui i mafiosi battono cassa con le estorsioni.
Così come saranno convocati i commercianti che hanno subito le estorsioni sotto un’altra forma ormai diffusa: la riffa. Ai negozianti viene imposto l’acquisto di un numero di biglietti per le estrazioni. È un modo per rendere più tollerabile il racket.
C’è poi una lista di persone detenute che riceverebbero assistenza economica dalla cassa del mandamento guidato dal boss Auteri: “Jaki” (identificato da chi indaga in Gioacchino Pispicia) , “Pisp” (Salvatore Pispicia), “Tomm Pacch” (il capomafia Tommaso Lo Presti, detto il pacchione, che nel frattempo è stato scarcerato), “il lungo” (Tommaso Lo Presti, anche lui capomafia e soprannominato “il lungo” per non confonderlo con il cugino), “Roma” (sarebbe Gaetano Badalamenti, uomo del pizzo), “Lipari T” (Onofrio Toni Lipari, sotto processo per l’omicidio di Giuseppe Di Giacomo), “Nonn” (l’anziano Calogero Lo Presti), “Paolino” (Paolo Calcagno, che è stato reggente del mandamento).
I loro nomi sono emersi dal solco lasciato dalla penna lasciato da Auteri accanto alla lista della spesa. Gli piacevano cozze e vongole che qualcuno gli portava nell’ultimo covo nella zona di via Oreto.
Anche questo è un capitolo investigativo su cui ancora si lavora. Grazie all’archivio del boss Auteri si stanno ricostruendo quasi due anni di latitanza e di vita mafiosa di colui avrebbe guidato uno dei mandamenti più potenti della città.
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04 Dicembre 2024, 06:10