12 Marzo 2014, 17:39
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PALERMO- Alle 19, quando in via Eugenio l’Emiro, alla Zisa, cala l’oscurità, il motore della Smart è ancora acceso. Due ore prima qualcuno ha ucciso l’uomo che era al volante. Ha aperto lo sportello. Ha tentato una fuga disperata e lo hanno ammazzato sul marciapiede. Davanti agli occhi del nipote di 9 anni che si trovava a bordo della stessa macchina. Quell’uomo si chiamava Giuseppe Di Giacomo, aveva 47 anni. Non si sa se il bambino sia sfuggito miracolosamente alla furia omicida oppure se i killer abbiano eseguito un’operazione chirurgica. Certo il vetro in frantumi dal lato del passeggero lascia ipotizzare che il piccolo abbia rischiato davvero di rimanere ucciso.
Le fasi dell’agguato sono state finora così ricostruite. Di Giacomo sale in macchina, forse dopo avere fatto una breve sosta al bar. Si trova in via Eugenio l’Emiro, all’altezza di via Corradino di Svevia, a pochi passi dalla scuola Gabelli e dalla sala giochi che gestiva. Assieme a lui c’è il nipote. La strada è caotica come accade ogni giorno intorno alle 17. Bar, panifici, negozi di alimentari, macchine in doppia fila. Uno scooter affianca la Smart. Taglia la strada Di Giacomo che tenta invano di sterzare come dimostrerebbe la posizione delle ruote. Forse è un Honda Sh con a bordo due killer. Fanno fuoco contro entrambi i lati della citycar. L’uomo scappa. E così anche il nipote. A quel punto i killer esplodono altri colpi di pistola. Uno colpisce il lunotto di una Fiat Punto parcheggiata. Di Giacomo viene raggiunto da un proiettile al collo. La sua fuga finisce sul ciglio del marciapiede.
Pochi minuti dopo l’agguato via Eugenio l’Emiro ribolle di curiosi e parenti. Urlano “bastardi, bastardi”, mentre guardano il cadavere coperto con un telo di carta lucida dorata. Di quelli che si usano per i confezionare i regali delle feste. Sul posto arrivano poliziotti e carabinieri. Ci sono i vertici della sezione Omicidi e della sezione Criminalità organizzata della squadra Mobile, i comandanti del reparto territoriale e del Nucleo investigativo dei carabinieri. Ci sono i pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia. Tutti discutono attorno all’aggiunto Leonardo Agueci. Nessun dubbio. È un omicidio di mafia. Un delitto eclatante. Tipico di quando si vuole lanciare un messaggio. A Palermo oggi c’è ancora gente in circolazione che vuole e può regolare le faccende con il piombo. Sul posto restano gli uomini della scientifica per i rilievi a bordo di una Smart ancora con il motore acceso. A pochi passi c’è un uomo coperto con un telo dorato. Di quelli che si usano per i regali delle feste.
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12 Marzo 2014, 17:39