20 Giugno 2024, 16:52
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PALERMO – Il ricorso è stato rigettato, la sentenza diventa definitiva. Damiano Torrente, pescatore della borgata palermitana dell’Acquasanta, uccise Ruxandra Vesco, di origine rumena e sparita nel nulla nel 2015. Il suo corpo fu ritrovato due anni dopo, su indicazione dello stesso imputato, dentro un sacco lanciato giù da Monte Pellegrino. Aveva 38 anni.
Torrente deve scontare 15 anni di carcere, meno dei 25 chiesti dalla Procura generale. Nessuno aveva denunciato la scomparsa della donna, il cui nome saltava fuori di tanto in tanto in qualche truffa.
Poi arrivò la confessione del pescatore. Disse di averla strangolata e di avere fatto sparire il corpo, portandolo in auto sul promontorio che sovrasta Palermo. Inutile la sua successiva ritrattazione.
I giudici hanno concesso all’imputato, difeso dall’avvocato Alessandro Musso, le attenuanti generiche. Personalità strana quella di Torrente. in precedenza si era vantato anche di delitti efferati mai commessi.
L’omicidio di Ruxandra risaliva al 2015. Torrente ne parlò per primo con un prete. “Voleva denunciarmi e l’ho uccisa. Non solo lei voleva trasferirsi a casa mia ma minacciava di denunciarmi dicendo che io facevo il magnaccia”, raccontò l’imputato.
Che poi si rimangiò tutto. “Io Alexandra Vesco non l’ho mai conosciuta, io ho conosciuto la sua storia, io ho raccontato la sua storia, sono stato così stupido – disse – da fare ritrovare quello che mi era stato riferito. Mi era stato riferito e mi era stato indicato come posto, io sono stato così stupido da fare ritrovare quello per una cosa mia, una cosa cristiana, una cosa soltanto mia, io questo ho detto al prete, se parlate del prete parlate di un altro processo”.
Nessun riscontro alla sua ritrattazione. Nessun dubbio sulla sua capacità di intendere e volere. Ha retto la sua prima e drammatica confessione ricca di particolari.
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20 Giugno 2024, 16:52