09 Ottobre 2023, 06:45
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PALERMO – Lo aveva conosciuto anni fa, quando gli procurò i proiettili per una pistola. Non era ancora il “papa” della droga. Il neo collaboratore di giustizia Antonio Tranchida traccia la scalata di Massimo Ferrara, 43 anni. Si trova in carcere, ma c’è ancora parecchio da scoprire sul suo conto.
“Allora non lavoravo con gli stupefacenti – ha messo a verbale il neo collaboratore di giustizia – mi avevano chiesto, che ero di Paceco e avevo amicizie in Cosa Nostra. Mi avevano chiesto delle cartucce di pistola 38 e gli ho fatto una fornitura di 50 cartucce. Parliamo del 2012, 2013″. Un decennio dopo il profilo era ben diverso: “Posso dire che era il leader indiscusso a Trapani della droga che forniva a Palermo e a Partinico… il papa voleva essere chiamato… lui arrivava ad avere un milione mezzo di credito in giro di stupefacenti”.
Ferrara è in carcere da qualche mese. Il suo nome era saltato fuori nell’inchiesta che fece emergere il ruolo di Ignazio Traina, oggi sotto processo, personaggio chiave nello scacchiere del mandamento mafioso di Santa Maria di Gesù e già noto alle cronache giudiziarie. Erano stati monitorati i suoi incontri con Settimo Mineo, l’anziano capomafia di Pagliarelli che nel 2018 ha presieduto la nuova cupola di Cosa Nostra a Palermo. Traina ha un lungo curriculum criminale. Arrestato per droga la prima volta nel 1998, poi di nuovo per mafia, droga ed estorsioni nel blitz Paesan Blues del 2010 (era capo decina del mandamento), condannato e scarcerato per fine pena, dal 2018 era in libertà vigilata, infine di nuovo in carcere. Soprannominato chiwawa, Traina è da sempre legato agli Adelfio di Villagrazia.
Traina avrebbe tutelato non solo i suo interessi, ma anche di altre famiglie mafiose palermitane. Nel 2019 arrivò a ferri corti con il gruppo di Gioacchino Guida, in affari proprio con Ferrara. Lavorano su due tavoli, a Palermo e Trapani. Ferrara aveva accumulato un grosso debito con un personaggio palermitano mai identificato. Egli stesso ne parlava apertamente, mentre Guida lo invitava a tacere quando c’era di mezzo Traina: “… Ignazio ci mangia con questi… tu sei duro e battagliero… e batti sempre a coppe…”. Poi aggiungeva alcuni indizi, seppure in una conversazione disturbata: “… u capo mandamento”, “Ti devi stare muto, quando parla lui… ti devi stare zitto, e sono: uno della via Aloi e uno del Falsomiele…”.
Via Aloi e via Falsomiele sono due strade che ricadono sotto il controllo del mandamento di San Maria di Gesù. Ignazio Traina aveva deciso di occuparsi in prima persona del credito vantato da Gioacchino, tanto da spostarsi a Trapani, a casa di Massimo Ferrara. In ballo c’erano 144 mila euro per pagare soltanto una delle tante partite di droga che il personaggio misterioso avrebbe fatto arrivare in città. Gli arresti non hanno interrotto la via della cocaina. I corrieri continuano a fare la spola fra le due città.
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09 Ottobre 2023, 06:45