20 Maggio 2023, 06:00
2 min di lettura
Non lo sapremo mai. Non sapremo mai perché il Palermo vivace e feroce del primo tempo è rientrato in campo con la baldanza di uno studente alle prese con l’impossibile interrogazione del lunedì mattina. Non sapremo mai quale follia calcistica ha regalato due gol al Brescia, in pochi minuti, rendendo insormontabile l’approdo ai play-off. La beffa della marcatura del reggino Canotto è stato il classico sale sparso sulle ferite. Canotto: siamo a mare. Sarebbe un titolo spiritoso. Ma chi ha l’ironia che smuove il riso, mentre la partita del ‘Barbera’ è finita e la gente comincia a sfilare via, con il groppo in gola, subissando i rosanero di fischi giustificati dalla delusione?
L’avevamo immaginata diversa la serata di ieri. L’incipit aveva autorizzato sogni che sembravano proibiti. Il dominio e due gol di vantaggio. Quale nero avrebbe mai potuto soverchiare il rosa che stava sorgendo? I play-off per la serie A apparivano vicinissimi e i sogni, da proibiti, erano diventati sfrenati. Hai visto mai? E’ vero che siamo un vaso di coccio, ma in quei mini-campionati entrano in gioco fattori emotivi specialissimi. E chissà… Invece, l’epilogo del ‘Barbera’ ha regalato, a quel punto, il più inatteso degli psicodrammi. Sulla giostra sale la Reggina. Noi restiamo a guardare, confidando nel prossimo giro.
E chi ha voglia di stilare il bilancio, mentre arrivano chat dalla Waterloo, dal patatrac rosanero? Messaggi come: “Sto male. Seduto sotto la pioggia, sento gli altri cantare”. Tuttavia, è necessario tentare un rendiconto. La salvezza è stata raggiunta ed era il risultato prefissato. Sono clamorosamente mancate la svolta mentale e la lucidità tattica che avrebbero dovuto imprimere una marcia diversa.
L’avevamo pure scritto: “Siamo dalla parte del mister e della squadra che sono una cosa sola. Ma non vorremmo che il traguardo ambito – conservare la serie B – alla fine dei giochi fosse coperto da sospiri di rimpianto. Dall’amarezza di chi si rende conto che si poteva osare e non si osò”. Purtroppo, non era nemmeno complicato azzeccarla. Tutti avevamo condiviso lo stesso, mestissimo, pensiero. La speranza si è ravvivata, sostenuta da una serie di fortunate circostanze astrali. Per questo, adesso, lo sconforto è massimo. Il Palermo è stato travolto dai suoi limiti qualitativi e caratteriali. Cara grazia, ripensandoci, che una squadra talmente incompiuta si sia salvata.
L’ultimo pensiero va a Eugenio Corini, gentiluomo del pallone, splendido Capitano di epopee sportivamente indimenticabili, allenatore un po’ balbettante, negli snodi cruciali, a queste latitudini. Lo abbiamo difeso dagli eccessi e lo facciamo ancora, stigmatizzando le volgarità che fioriscono sui social. Impossibile è, però, nascondere la realtà: il sogno sfuggito dei play-off lo addita come imputato a furor di popolo, sull’onda emotiva di una occasione sfumata. Forse è un’accusa ingenerosa: la rosa era quella che era. Forse è calzante: un mister è responsabile di molto, se non di tutto. Qualcuno, in un senso o nell’altro, dovrà trarne le conseguenze. (rp)
Pubblicato il
20 Maggio 2023, 06:00