28 Aprile 2024, 07:00
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PALERMO – Volendo buttarla sul ridere (per non piangere), si potrebbe dire che, almeno, il Palermo non ha pareggiato ancora una volta. Recuperando la necessaria lucidità, davanti al patatrac rosanero patito in casa con la Reggiana, bisognerà riconoscere che ci troviamo di colpo all’anno zero. Tutto un patrimonio di tecnica, che pure si era palesata, e di speranze sembra azzerato. La sensazione psicologica è proprio quella di chi torna al ‘via’, con un bruciante capitombolo.
I tifosi, la cui inesausta passione meriterebbe un monumento, ragionano e concludono: ma questa squadra, vittima di se stessa, delle proprie contraddizioni e del suo non gioco, cosa andrà a fare ai play off? D’accordo, i miracoli accadono perfino nel calcio e ci affidiamo alle alchimie della Dea Eupalla (viva Gianni Brera). Tuttavia, mai l’orizzonte della serie A è apparso così distante, dopo l’ennesima prestazione indecente.
Gli indizi fanno una (brutta) prova. L’avvento di Michele Mignani non ha cambiato il corso delle cose. L’allenatore sopraggiunto – dopo che la piazza aveva chiesto la defenestrazione calcistica di Eugenio Corini – non ha dato, finora, il contributo necessario. C’è sempre tempo e c’era stato qualche lieve passetto in avanti. Ma questa sconfitta rappresenta una notevole retromarcia, rispetto a ogni timidissimo segnale di risveglio.
Ovviamente il sentimento del tifo che fa battere forte i cuori rosanero invita a non mollare, a sostenere, a non disperarsi. Però, notiamo nelle più fresche esternazioni dell’attuale tecnico un crescente senso di impotenza che non conforta, nell’elencare i tanti mali del Palermo. La diagnosi era già chiara ed è inutile riproporla continuamente. Adesso, serve la terapia, anzi è già tardi. Il tempo degli alibi è finito per tutti.
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28 Aprile 2024, 07:00