Palermo, soldi ai parenti dei boss: cade l'accusa di ricettazione - Live Sicilia

Palermo, soldi ai parenti dei boss: cade l’accusa di ricettazione

Revocate due misure cautelari a Porta Nuova
TRIBUNALE DELLA LIBERTA'
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PALERMO – Cade l’accusa, revocato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per i parenti di due mafiosi. Sono indagati per ricettazione continuata. Avrebbero ricevuto mensilmente sostegno economico da Cosa Nostra per i loro familiari detenuti.

Il Tribunale della libertà presieduto da Roberto Murgia, accogliendo l’istanza di Riesame proposta dagli avvocati Giovanni Castronovo, Simona La Verde e Silvana Tortorici, ha annullato l’ordinanza. La misura cautelare è stata revocata per carenza dei gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Antonino Di Giovanni e Maria Marcedes Di Giovanni. Sono rispettivamente figlio di Tommaso Di Giovanni e moglie di Gaetano Leto, volti noti della mafia di Porta Nuova.

A occuparsi delle loro esigenze, secondo l’accusa, sarebbe stato Giuseppe Di Giovanni, considerato il reggente e scarcerato da pochi giorni fa per scadenza dei termini di custodia cautelare: “… io ho questi problemi con Mary o anche sotto tiro mio nipote Tonino, il figlio di Masino…”. Arrivavano lamentele, cosa che non avveniva quando era libero il terzo fratello, Gregorio Di Giovanni, allora “si mettevano la lingua in c… “. Non erano gli unici parenti indagati per ricettazione. Per gli altri si attende ancora l’esito del Riesame.


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