01 Dicembre 2020, 06:13
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PALERMO – Cumuli in ogni angolo di strada, cassonetti ormai stracolmi, discariche abusive che sorgono qua e là. Palermo è di nuovo sommersa dai rifiuti e il termine non è per niente esagerato: nelle vie del capoluogo siciliano ci sono circa 2.500 tonnellate di immondizia che la Rap, partecipata del Comune che si occupa dell’igiene ambientale, fa fatica a raccogliere. Un disastro in larga parte annunciato e che per i palermitani non è neanche una novità: con cadenza quasi ciclica la quinta città d’Italia si ritrova a dover fare i conti con il problema della “munnizza”.
E come sempre capita, l’esplosione dell’emergenza porta con sé il solito rimpallo di responsabilità e fa deflagrare la polemica politica in un tutti contro tutti in cui è facile perdersi: la Rap contro la Regione, la Regione contro la Rap, le opposizioni contro Orlando, la sinistra contro i vertici aziendali espressione degli alleati (per così dire) di Italia Viva. Una ridda di accuse reciproche che non accenna a fermarsi, proprio mentre i cittadini si ritrovano a dover pagare il saldo Tari (che il sindaco ha annunciato di voler slittare) per un servizio che lascia a desiderare, per usare un eufemismo.
“Stiamo facendo le umane e le divine cose per rendere la città più pulita e più decorosa in tempi ragionevoli – ha assicurato il presidente della Rap, Giuseppe Norata – Abbiamo messo tutte le forze in campo e mi auguro di poter rendere Palermo più pulita e libera dalla spazzatura già entro l’Immacolata. Ma diciamola tutta, al momento mettiamo la polvere sotto il tappeto”. Un impegno che sarà difficile da mantenere anche nel tempo, visto che la saturazione di Bellolampo ormai è dietro l’angolo e già subito dopo l’8 dicembre ci si potrebbe ritrovare punto e a capo.
La causa dell’emergenza stavolta è Bellolampo, la grande discarica che da mesi è praticamente satura. La sesta vasca si è riempita, ma la Rap spera di potervi conferire altre 140 mila tonnellate con il progetto di chiusura su cui però si è consumato l’ennesimo scontro con la Regione. La società di piazzetta Cairoli sostiene di aver presentato il progetto in tempo utile fornendo il 18 novembre solo un’integrazione, dall’assessorato ai Rifiuti sostengono ben altro: “Gli uffici si sono immediatamente attivati rendendolo procedibile il 20, in appena due giorni, ma i documenti sono stati perfezionati addirittura il 25 – spiegano dalla Regione – Per legge l’istanza doveva essere completa o non si poteva procedere”.
La Regione, in un vertice di qualche settimana fa, ha assicurato che a metà gennaio arriverà il via libera a un ampliamento che comunque sarà solo temporaneo: la stima è che Palermo possa respirare per altri sei mesi, non di più. “Il parere tecnico arriverà intorno a metà dicembre se non ci saranno altri intoppi e se la documentazione sarà completa – commentano in Regione – Stiamo correndo, comprimendo al massimo i tempi pur di venire incontro al Comune”.
Il vero nodo è la settima vasca che dopo due anni e mezzo è ancora solo sulla carta: nella migliore delle ipotesi se ne parlerà nel 2022 e non è escluso che possa essere usata anche per altri comuni. “Sulla settima vasca c’è stata una lunga fase di validazione del progetto, sono state sollevate oltre 150 osservazioni, tutti aspetti che hanno richiesto interventi e modifiche”, dicono dall’assessorato regionale.
Senza Bellolampo, ma soprattutto senza altri siti in cui conferire (anche Alcamo ha chiuso), Palermo si trova senza sbocchi. Ieri pomeriggio si è tenuto un nuovo vertice in viale Campania, ma senza alcun risultato: “La Regione ha detto che non ci sono più impianti – dicono da Rap – ma non ci offrono alcuna soluzione, ci dicono soltanto che dobbiamo arrangiarci. In pratica, ci hanno lasciati soli”. “La Regione e questo governo in particolare hanno sempre supportato Palermo nella gestione dei rifiuti, sin dal primo giorno – replicano dall’assessorato all’Energia – in stretta sinergia con l’amministrazione comunale”.
La Rap ha anche pubblicato un avviso per raccogliere offerte sul trasporto dei rifiuti fuori dalla Sicilia, ma nella migliore delle ipotesi il sistema partirebbe a fine gennaio e avrebbe costi esorbitanti: da 220 euro a tonnellata a salire, con un conto annuo che sfiora i 70 milioni di euro. Una cifra insostenibile per l’azienda ma anche per il Comune e che quindi la Rap vorrebbe evitare, non avendo alcuna certezza su chi pagherà le fatture.
Ma al di là dei soldi, il problema è come affrontare la fine di quest’anno: sia l’ampliamento della sesta vasca che il trasporto extra-regionale sono programmati per il 2021 e quindi la scelta è obbligata fra il lasciare i rifiuti in mezzo alla strada o portarli a Bellolampo. “Al momento mettiamo la polvere sotto il tappeto – ammette Norata – A nostre spese, sotto la responsabilità mia, del direttore e del cda continuiamo a portare rifiuti a Bellolampo”. Una responsabilità non secondaria, visto che Bellolampo è piena e l’immondizia viene accatastata nel piazzale e lì dove possibile. Un copione già andato in scena qualche tempo fa e su cui varie autorità hanno acceso i riflettori, visto che si rischia il danno ambientale; peraltro riempire il piazzale significa anche bloccare il Tmb, ostruendo gli spazi necessari agli operai.
L’alternativa però sarebbe lasciare Palermo sommersa dall’immondizia: uno scenario che la Rap proverà a evitare fino all’Immacolata, ma che potrebbe ripresentarsi subito dopo. I tecnici stanno facendo i conti per capire quanto spazio residuo ci sia ancora, ma ieri i rifiuti erano talmente tanti che perfino i mezzi hanno avuto difficoltà a muoversi, rallentando lo svuotamento degli autocompattatori che quindi hanno saltato i turni.
Altro motivo di scontro fra la Rap e la Regione è la bassa raccolta differenziata di Palermo, ferma al 20%. “Palermo pesa tra 800 e mille tonnellate al giorno di rifiuti indifferenziati, una produzione insostenibile per qualsiasi realtà che ha fatto esaurire rapidamente la sesta vasca senza che nel frattempo aumentasse la differenziata, che magari avrebbe potuto allungarne la vita”, dicono da viale Campania. “Gli impianti per la differenziata ci sono – proseguono dalla Regione – e Bellolampo ha anche le celle per l’organico”.
Un’accusa che però la Rap respinge al mittente: “Da tempo chiediamo che vengano autorizzati gli impianti per la differenziata, così come i nuovi Centri di raccolta, e che il problema di oggi non sia la differenziata lo dimostra il fatto che tanti altri comuni del Palermitano, pur avendo alte percentuali di differenziata, sono sommersi di rifiuti”. Un riferimento a centri come Bagheria, Carini, Isola delle Femmine, Capaci o Casteldaccia, alla disperata ricerca di soluzioni per liberare le strade dall’immondizia.
E’ innegabile però che su questo tema si giochi anche una partita politica. Il sindaco Orlando non sembra avere alcuna intenzione di rompere con la Regione, forte del suo rapporto con l’assessore Alberto Pierobon: un atteggiamento prudente che non ha mancato di creare grandi tensioni proprio con la Rap. “Ci vogliono segnali da parte di tutti, dalla Regione Siciliana al comune di Palermo”, dice Norata con malcelato disappunto. Il problema è che il caso di Palermo potrebbe presto riguardare tanti altri comuni siciliani, alle prese con la carenza di impianti e con lo spettro dei rifiuti fuori regione.
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01 Dicembre 2020, 06:13