21 Novembre 2024, 19:27
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PALERMO – Gaetano Savoca si faceva vedere raramente a Brancaccio. Molti incontri monitorati dai poliziotti della Squadra mobile di Palermo e della sezione investigativa del Servizio centrale operativo si sono svolti lontano dal mandamento di cui sarebbe stato il capo. Con questa accusa la Direzione distrettuale antimafia ha chiesto e ottenuto il suo arresto.
Savoca era guardingo e molto diffidente. Una volta, però, fu necessario abbandonare la riservatezza in occasione di un incontro con Giancarlo Romano, Tommaso Militello e Giuseppe Arduino. Il primo, considerato un boss in ascesa, è stato ammazzato l’anno scorso allo Sperone. Il secondo, con due condanne nella fedina penale, ne ha subito una terza nei mesi scorsi a 14 anni di carcere. Il terzo è tornato in carcere lo scorso marzo.
Ad uccidere Romano a colpi di pistola è stato Camillo Mira, entrato in rotta di collisione con il mafioso di Brancaccio per la gestione delle scommesse clandestine. I Mira, c’è anche il figlio Antonio, erano stati messi in guardia: dovevano sottostare alle regole di Cosa Nostra.
Il 26 febbraio scorso finì a pistolettate. Ad avere la peggio fu però Romano. La questione Mira era stata messa all’ordine del giorno di una serie di riunioni. I raccoglitori delle scommesse avrebbe dovuto fare riferimento ad “un amico” Tommaso Militello e abbandonare il “pannello” dei Mira.
Nel marzo 2022 è stato monitorato un incontro fra Gaetano Savoca, Giuseppe Arduino, Giancarlo Romano e Tommaso Militello in un deposito a Villabate. Alla riunione ha partecipato una quinta persona. È il figlio di un boss della provincia di Palermo.
L’ultimo ad arrivare fu Militello che prima di entrare nel deposito lasciò il cellulare nel bauletto dello scooter. I partecipanti a quel summit sono tutti in carcere. Sono liberi coloro che li accompagnarono all’appuntamento.
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21 Novembre 2024, 19:27