Palermo, "questo crasto si deve levare". L'omicidio dello Sperone

“Questo crasto si deve levare”. Mafia, così è nato l’omicidio dello Sperone

Camillo Mira arriva armato davanti all'agenzia dove si trova Alessio Caruso
Lo scontro per la gestione delle scommesse clandestine

PALERMO – Gli avvertimenti c’erano stati. I Mira erano entrati in rotta di collisione con i boss di Brancaccio per la gestione delle scommesse clandestine. Tre anni di incontri e richiami all’ordine fino al tragico epilogo del 26 febbraio scorso. Ad avere la peggio, al termine di un pomeriggio di pistolettate, fu Giancarlo Romano, mafioso in ascesa nel mandamento di Brancaccio. Camillo Mira lo ha freddato a colpi di pisola in via XXVII Maggio.

La questione Mira fu messa all’ordine del giorno di una riunione di agosto 2023 fra Romano, Alessio Caruso (è in coma dopo essere stato ferito il giorno in cui uccisero Romano) e Settimo Turturella (Caruso e Turturella sono stati arrestati nell’ultimo blitz della polizia). Vincenzo Vella, altro arrestato, convocò un raccoglitore delle scommesse che si appoggiava ai “pannelli” di Mira. Da quel momento avrebbe dovuto fare riferimento ad “un amico”, Tommaso Militello, condannato lo scorso gennaio a 14 anni di carcere.

Un ruolo chiave nel giro di scommesse aveva Pietro Mira, figlio di Camillo e fratello di Antonio (entrambi arrestati) che il giorno dell’omicidio fu pestato da Caruso nel garage dove c’era la base operativa del “pannello”. L’episodio, ammesso dallo stesso Pietro Mira, diede il via al regolamento di conti culminato nell’omicidio, preceduto da una sparatoria davanti a un’agenzia di scommesse in corso dei Mille.

omicidi
Camillo Mira e Alessio Caruso si affrontano pistola in pugno

“Vicè, questo crasto si deve levare, ancora non l’ha capito”, diceva Miltello a Vella. Ne avevano già discusso nel 2022 con Pietro Mira, che “ha pannelli ovunque”. Stessa cosa era avvenuta nel 2021, quando Vella e Turturella andarono a casa di Camillo Mira. Gli chiesero di mettersi in regola, pretesero ventimila euro, così come ordinato da Giuseppe Arduino che dalla sua scarcerazione nel 2020 aveva preso in mano il potere a Brancaccio. Camillo Mira non pagava. “E mi hai fatto fare mala figura chi me frati”, gli disse Turturella. Il 21 febbraio il drammatico epilogo. Ancora una volta Mira tardava a pagare la percentuale sul gioco imposta dai mafiosi. Nella sparatoria è morto Romano, mentre Caruso è ancora in coma.


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