16 Febbraio 2022, 06:00
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PALERMO – Erano guardinghi i Guttadauro, padre e figlio. Fissavano gli appuntamenti anche in aperta campagna. Non avevano fatto i conti, però, con le tecniche investigative moderne. I loro telefonini, infatti, sono diventati dei microfoni grazie al virus Trojan.
Tecniche moderne, ma anche i più tradizionali pedinamenti. E così Giuseppe e Mario Carlo Guttadauro sono stati seguiti dai carabinieri del Ros fino in contrada Villa, a Misilmeri, dove organizzavano incontri lontano da occhi indiscreti e in aperta campagna.
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Un pomeriggio nel gennaio 2019, ad esempio, avevano un appuntamento con Domenico Macaluso. Padre e figlio salirono a bordo di una Panda. Ad un certo punto, in via Giovanni Paolo II, Mario Carlo disse “lui è”, riferendosi a Macaluso che li aspettava a bordo di una Smart.
Giunti a destinazione Giuseppe Guttadauro salutò Macaluso, accostandosi alla sua macchina: “… infiliamoci qui dentro… qua ci vedono”.
Prima di scendere dalla macchina il figlio diceva al padre: “… dammi il telefono… dammi il telefono”. Quella volta la conversazione non fu intercettata. In altre occasioni ai Guttadauro non è andata bene.
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16 Febbraio 2022, 06:00