Cronaca

Viaggio in via Maqueda: caos, degrado e droga. E la gente si mobilita

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05 Agosto 2024, 06:30

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PALERMO – È quasi sera, ma c’è ancora luce. Un giovane uomo si avvicina a un ragazzo nordafricano seduto sugli scalini della chiesa dell’Assunta, in via Maqueda. Si spostano nella stradine di fronte, in via della Case nuove. Si scambiano qualcosa, probabilmente droga e soldi.

Da queste parti si trova ogni tipo di sostanza: cocaina, eroina, crack. Si ha la certezza di essere pedinati nel percorso che fa tappa in via delle Pergole, vicolo Chiarandà, piazzetta Giovanni Naso e piazzetta degli Scalzi, via Fiume e vicolo Santa Rosalia.

Le vedette fanno il loro lavoro, e avvisano. Ma gli sguardi, in cagnesco di chi spaccia e perduti di chi è li per comprare, restano agli atti del cronista. La droga è solo uno, il più urgente, nella classifica dei problemi di un centro storico che di questioni da affrontare e risolvere ne ha troppe.

Via Maqueda è spaccata in due. C’è una parte che ha goduto dei benefici pedonalizzazione, ma la cui traiettoria di sviluppo è stata lacunosa. E poi c’è una parte totalmente fuori controllo.

Il primo tratto, che inizia davanti al teatro Massimo, è caotico. Una fiumana di persone che si muove fra bancarelle, abusive e non, tavolini disposti senza una logica. Ci sono punti in cui è quasi impossibile camminare.

È diventata una via del cibo e delle cianfrusaglie, dove si produce e consuma. Nulla di più. La strada non è in grado di reggere l’onda d’urto. È come i cestini getta rifiuti, sempre traboccanti. Molto raramente si incontrano uomini in divisa.

Una pentola a pressione. Che ogni tanto esplode. Nei giorni scorsi fra piazza Olivella e via Monteleone cinque ragazzi hanno preso a calci e pugni un loro coetaneo.

Alcuni commercianti di via Maqueda hanno capito che in questa maniera il futuro è un’ipotesi. Gli esercenti tra via del Celso e i Quattro Canti (i bibitari abusivi sono anche qui) hanno proposto all’assessorato al Centro storico e alle Attività produttive un progetto integrato di dehors con fioriere e coperture.

Da lì in poi, superati i Quattro Canti, piazza della Vergogna, la facoltà di Giurisprudenza e poco altro inizia via Maqueda bassa che rappresenta le Colonne d’Ercole, il limite estremo del mondo conosciuto ai più.

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Comincia il degrado della droga (e della sporcizia, almeno in questo non c’è differenza), delle bande di tunisini, nigeriani, somali e palermitani che si contendono il territorio con la violenza. Risse, rapine, tentativi di omicidio.

“La gente ha paura – racconta una signora che abita al primo piano di una palazzina -, cioè io non ne ho, chiamo sempre la polizia ma capisco chi non lo fa. Questi sono criminali e poi li incontriamo per strada. È facile dire che i cittadini devono collaborare, ma le forze dell’ordine dove sono?”.

Arrivano quando succede qualcosa. Hanno stazionato in via Maqueda per qualche giorno, dopo che un tunisino è stato picchiato a morte da un somalo. Appena sono andati via due gruppi di nordafricani si sono massacrati di botte per il conto di un kebab.

Le risorse e i numeri per rimanere in pianta stabile in via Maqueda e in mille altre strade della città non ci sono. Prima si fa chiarezza e meglio è.

Nonostante la paura ci sono cittadini che non hanno alcuna intenzione di mollare. Hanno dato vita a dei comitati: “Uniti per il quartiere”, “Comitato via La Lumia” (anche lontano dal centro storico hanno un gran bel da fare ndr), “Maqueda Città”, “Palermo Si-cura”, “Comitato Terra Vacua”.

La settimana scorsa si sono riuniti per dare vita ad un coordinamento. Un momento ufficiale davanti a un notaio. Obiettivo: “Denunciare, proporre, fare sentire la propria voce al prefetto, al sindaco, ai rappresentanti delle istituzioni per chiedere maggiore presenza sul territorio”. Ma anche organizzare iniziative per rivitalizzare gli spazi pubblici e pensare ad un utilizzo sociale.

Di incontri con il prefetto ce ne sono già stati, così come le denunce. Loro non mollano, “ma neppure vogliamo essere presi per il c…”, racconta un residente di via Torino.

L’ultima aggressione l’ha subita la titolare di un piccolo market in via Divisi. “Oramai assistiamo giorno e notte ad ogni forma di furto, violenza o spaccata, non si può continuare a vivere alla giornata, è necessario che il sindaco chieda al prefetto di più, serve un maggiore aiuto in favore dei cittadini e della città”, spiega il consigliere di circoscrizione Antonio Nicolao che fa parte di uno dei comitati di quartiere.

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05 Agosto 2024, 06:30

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