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Parco dell’Etna, roghi e governance Caputo: “Serve modifica legislativa”

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27 Ottobre 2020, 18:45

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CATANIA – Il tema dei roghi su alcune zone del Parco dell’Etna arriva all’Ars. Questa volta, nell’accezione normativa di un fenomeno che nasconde ombre e alcune volte infiltrazioni criminali. Ma alcune volte dall’analisi delle leggi in vigore si trovano soluzioni che possono permettere di contrastare alcune dinamiche.

Se un terreno è oggetto di un incendio, la legge dice che per 15 anni quel latifondo non può cambiare destinazione d’uso. Quindi se è un pascolo, resta un pascolo per tre lustri. E non è una novità, lo dicono decine e decine di inchieste, che i fondi Agea destinati alla pastorizia fanno gola a molti.

Questa mattina, si è riunita la IV commissione all’Ars “ambiente, territorio e mobilità” presieduta dalla Presidente Giusy Savarino. L’oggetto della riunione riguardava le “problematiche” al “Parco dell’Etna”. Ed è stata sollecitata dai deputati regionali Giuseppe Compagnone e Giuseppe Zitelli.

Un dibattito serrato sulla gestione di uno dei patrimoni dell’Umanità presente in Sicilia. Alla seduta della Commissione hanno partecipato l’Assessore regionale al Territorio ed Ambiente Totò Cordaro, il dirigente del dipartimento regionale dell’ambiente Giuseppe Battaglia, il Presidente del Parco dell’Etna, Carlo Caputo e i rappresentanti dell’associazione “Serra La Nave”. Quest’ultimo è un organismo che riunisce i diversi operatori turistici che lavorano sul Vulcano più alto d’Europa.

A parlare ai deputati Ars della Commissione “Territorio e Ambiente” della necessità di una modifica legislativa della legge riguardante il blocco della destinazione del soprassuolo attraversato dal fuoco per quindici anni è stato Carlo Caputo, presidente del Parco dell’Etna. Una problematica già evidenziata sulle colonne di Livesicilia, dopo un’inchiesta sui vari episodi di danneggiamenti e roghi nei vigneti delle campagne di Randazzo.

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“Una norma nata in passato con la nobile ratio di tutelare l’ambiente dagli incendi mirati al disboscamento per fare spazio a cementificazione ed edificabilità – commenta Caputo – oggi, però, in realtà sta favorendo chi brucia le aree agricole mantenendole a pascolo”. Per il presidente del Parco “si deve dare la possibilità di poter modificare la destinazione da pascolo a vigneto o frutteto”. Questo permetterebbe anche di attrarre investimenti correlati alla produzione vitivinicola e di frutti dell’Etna, molto apprezzati nei mercati agroalimentari di tutto il mondo.

Caputo, poi, ha evidenziato il “dilemma” governance sul Vulcano. Sull’Etna operano diversi enti, ognuno con una propria competenza. E, dunque, anche con una certa confusione. Il presidente del Parco è stato chiaro con i deputati regionali: “C’è la necessità di superare l’attuale modello organizzativo di governance del Parco dell’Etna per arrivare alla nascita di un’Autority che racchiuda in se le competenze gestionali dell’area protetta”.

“Sull’area del Parco – argomenta Caputo – sono molteplici gli Enti pubblici che si occupano della gestione della stessa area ma questa multiproprietà senza comune regolamento non giova alla risoluzione di molte criticità legate a controllo e fruizione del vulcano, molti, troppi problemi rimangono irrisolti da decenni”.  Uno fra tanti ad esempio quella dei rifiuti, con le microdiscariche che invadono diverse zone dell’area protetta.

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27 Ottobre 2020, 18:45

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