Palermo, soldi e smeraldi in cambio di appalti: 3 condanne

Soldi e smeraldi in cambio di appalti: 3 condanne. C’è anche il capo dei vigili

L'imputato Gaetano Di Giovanni
Corruzione attorno ad una coop di Partinico

PALERMO – Si chiude con tre condanne il troncone in abbreviato del processo che ruotava attorno alla cooperativa “Nido d’Argento”. Secondo l’accusa si sarebbe aggiudicata appalti nel settore dei servizi sociali in alcuni Comuni siciliani (Agrigento, Gela, Marsala) corrompendo funzionari con denaro o assunzioni e regali.

Le condanne

Queste le condanne inflitte dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Palermo, Paolo Magro: due anni ciascuno a Michela Sclafani e al marito Giovanni Dalia, entrambi palermitani, 4 anni e 8 mesi a Gaetano Di Giovanni, di Raffadali, ex comandante della polizia municipale e capo di gabinetto del sindaco di Agrigento.

Avevano patteggiato il presidente della cooperativa Giuseppe Gaglio, e i suoi più stretti collaboratori Massimiliano Terzo e Francesco Chiavello.

Gaglio, l’ideatore del fenomeno “Borgo Parrini” che ha attira migliaia di turisti per ammirare le casette ricoperte di mosaici e maioliche che si rifanno all’arte di Gaudì, era il legale rappresentante e presidente del consiglio d’amministrazione della “Nido d’argento”.

Olio, soldi e cene

Sarebbe stato lui, secondo la ricostruzione del procuratore Maurizio de Lucia, dell’aggiunto Paolo Guido, e dei sostituti Giacomo Brandini, Giulia Falchi e Chiara Capoluongo, ad avvicinare e corrompere ufficiali di diversi comuni siciliani affinché ottenesse appalti nel settore del sociale: dall’assistenza agli anziani ai centri estivi per bambini e ragazzi.

Sclafani era funzionaria dell’ufficio direzione Politiche sociali della Città Metropolitana di Palermo ed è stata sospesa dal servizio. Il capitolo che la coinvolge assieme al marito riguarda il servizio di trasporto degli studenti con disabilità negli istituti superiori facenti capo alla ex Provincia.

Sclafani si sarebbe spesa con i colleghi d’ufficio “per sollecitare o ottenere informazioni circa lo stato dei pagamenti, per cercare di snellire le procedure anche abdicando alla regola del meticoloso controllo – da eseguirsi mediante l’incrocio con le presenze degli alunni effettivamente trasportati – in favore di un controllo a campione, o addirittura in toto alla propria funzione”.

Gaglio si sarebbe premurato di ricompensare il pubblico ufficiale e il marito con “cene in costosi ristoranti della città, olio, panettoni, dolci, profumi, una collana di smeraldi del valore di 1.800 euro“, trovata nel corso della perquisizione.

Il dirigente del distretto sanitario

Anche il dirigente del distretto socio sanitario di Agrigento, Gaetano Di Giovanni, poi divenuto capo dei vigili, avrebbe favorito l’affidamento del servizio di assistenza domiciliare socio-assistenziale per anziani non autosufficienti (per un totale di 204.051 euro) alla società Medea controllata da Gaglio e dei servizi socio-assistenziali nei comuni di Santa Elisabetta e di Agrigento (per un importo complessivo di 89.355) alla “Nido D’Argento”, in cambio di settemila 500 euro in tre tranche. Per altri imputati il processo prosegue in ordinario.


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