Pazzini, il talento ritrovato

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30 Maggio 2009, 15:43

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A gennaio ha preferito il dialetto di Cassano a quello di Miccoli. I due pugliesi lo chiamavano rispettivamente alla corte di Garrone e di Zamparini, Giampaolo Pazzini alla fine ha voluto fortemente la squadra blucerchiata che gli ha garantito un posto da titolare. E così ha vinto la scommessa: con tutta la scena per lui, l’ex viola non ha tradito, ha segnato grappoli di gol e si è scrollato di dosso i fantasmi di Toni, Vieri e Gilardino, scomodi compagni di reparto alla Fiorentina che lo sovrastavano o solo gli facevano ombra. Negli ultimi tempi con il gruppo di Prandelli aveva sofferto, si era quasi sentito un corpo estraneo e definito “serenamente incazzato”. Adesso che non è più una seconda scelta ha dimostrato quanto vale. Nell’ultima giornata di campionato, che non ha praticamente significati, Pazzini affronterà il Palermo, club che lo ha a lungo tentato. I blucerchiati hanno una classifica peggiore, ma hanno sfiorato la Coppa Italia, perdendola solo ai calci di rigore. Solo il futuro dirà se Pazzini ha fatto la scelta giusta.
Quello che conta – anche in chiave nazionale – è che Pazzini si sia ritrovato. È tornato forte come quando ragazzino sbocciò sul campo di un piccolo borgo della Valdinievole, Margine Coperta, poi diventato il “Pazzo”, non una semplice contrazione del cognome, ma la sintesi del coraggio e della voglia di provarci sempre e comunque, di testa o di piede, il desiderio di stupire e d’imporsi di un giovane dai piedi d’oro. Ha dimostrato nella seconda parte di stagione di non essere un bluff, ma un progetto di campione. Già prima di esordire in prima squadra nell’Atalanta era finita sul taccuino di un certo Luciano Moggi, non ancora sradicato dalla tempesta di Calciopoli. Per Pazzini il futuro è adesso.

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30 Maggio 2009, 15:43

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