01 Giugno 2019, 15:25
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PALERMO – Le audizioni dovrebbero cominciare nel giro delle prossime due settimane. Giugno sarà il mese in cui il Nazareno affronterà l’irrisolta questione dei congressi siciliani del Pd, valutando i ricorsi presentati contro il percorso che ha portato Davide Faraone alla segreteria regionale. Saranno ascoltati ricorrenti e resistenti e poi Roma dovrà assumere una decisione.
Nel partito siciliano, dopo i risultati incoraggianti delle Europee ( i primi segnali di timida risalita dopo una sfilza di batoste), il clima resta d’attesa. Ci ha pensato Antonello Cracolici, poche ore dopo lo spoglio, a ridimensionare i festeggiamenti: “ Abbiamo perso la nostra struttura nelle aree interne, nei piccoli centri dove il rapporto diretto fra partito e cittadini dovrebbe essere più forte. Dobbiamo riflettere con attenzione su questo: c’è un Pd da ricostruire partendo dal basso, perché è sparito il suo radicamento nel territorio”. Così il deputato regionale che invita i dem a non illudersi “che questo risultato abbia risolto tutti i nostri problemi”.
Anche Baldo Gucciardi sollecita l’urgenza di mettere mano alla riorganizzazione del partito. “Rispetto a cinque anni fa il risultato non può farci gioire ma è significativo di un’inversione di tendenza che si è avuta grazie a Zingaretti – dice il deputato regionale di Salemi -. Si è lavorato sodo per il Pd, si poteva fare anche di più ma la strada è quella giusta. Adesso bisogna capire se radicare sul territorio questo risultato o se continuiamo nell’incertezza più assoluta. Vanno definite le vicende legate ai congressi”. Riorganizzare il partito e gli organismi è la parola d’ordine, dopo il disastro della stagione congressuale finita in una guerra di carte bollate. “Abbiamo il dovere di moltiplicare gli sforzi per riorganizzare il partito sul territorio – dice il capogruppo all’Ars Giuseppe Lupo -, con un ascolto ancora più attento per fare arrivare la voce dei cittadini all’interno delle Istituzioni”. E Lupo aggiunge un tema al dibattito: “Il Partito nazionale deve dare più attenzione al Sud per riconquistare la fiducia dei cittadini delusi dal Movimento 5 Stelle che si è consegnato alla destra di Salvini”.
E se il catanese Angelo Villari, area Orlando, chiede senza giri di parole “le dimissioni di Davide Faraone”, altri nel partito invitano alla calma. Come Nello Dipasquale. Nella sua Ragusa il Pd alle Europee ha fatto il pieno: “Questo risultato ci dice che se lavoriamo sulle questioni che interessano il Paese e la nostra regione possiamo crescere. Io penso che chi ha votato i candidati del Pd non lo ha fatto per andare contro una parte della classe dirigente. L’unità è il valore che ci viene chiesto.Nella mia città arriviamo oltre il 25 per cento: non penso che serva delegittimarci pensando di tagliare la testa a qualcuno”. Dello stesso tenore le parole di Antonio Rubino, vice di Faraone alla segreteria regionale: “Il messaggio che arriva dalle elezioni è che va aperta una stagione unitaria. Spero che nessuno pensi di attivare processi di ripicche e vendette perché la nostra gente non ci seguirebbe. Siamo disponibili al confronto ma non ricominciamo con i balletti”.
Tra il dire e il fare ci sono di mezzo i ricorsi. Il gruppo che ha preso la segreteria con Faraone si aspetta che Zingaretti metta mano direttamente alla questione, affrontandola con taglio politico e non burocratico: “Mi auguri che Zingaretti costruisca le ragioni dell’unità e non quelle del Vietnam”, sintetizza Rubino.
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01 Giugno 2019, 15:25