Pd, il fattore “Lutelli”

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09 Novembre 2009, 00:02

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Le parole tra virgolette, innanzitutto. Giuseppe Lumia abbandona i lavori del Pd e dichiara: “Si voleva fare un congresso pilotato, senza dibattito, senza progetto, col solo obiettivo di ratificare un organigramma delle poltrone già chiuso. Non potevamo stare al gioco di un preambolo, quello dell’accordo Lupo-Matarella, funzionale alla ricomposizione del centrodestra e al ritorno del cuffarismo. Non è un caso se sia Mattarella che Lupo nei loro interventi non hanno parlato di programma, ma hanno posto come priorità le dimissioni di Antonello Cracolici da capogruppo, con cui hanno condiviso la linea di innovazione del Pd all’Ars”. Giuseppe Lupo, il vincitore del congresso, sulla questione, mantiene al momento un profilo riservato. Ma i suoi aiutanti di campo sono prodighi di ricostruzioni. L’accordo per rianimare il governo Lombardo è pronto. Ed è prontissimo, all’uopo, il Pd Sicilia dei lumiani, una brutta e opposta copia del Pdl Sicilia. Ecco perchè Lumia ha sparigliato le carte, usando un pretesto. Ma le avrebbe sparigliate con ogni temperatura. Lumia come Rutelli. Ha lasciato intendere che fosse estemporanea una decisione presa da giorni. Anzi, peggio. Perché Rutelli aveva almeno mandato qualche segnale. Una cosa è certa – dicono i seguaci di Lupo – non si piantano baracca e burattini, se altrove non ci sono altri burattini e altre baracche. Pur nella diversità degli approdi – si ascolta nelle analisi che Lupo solo formalmente non condivide – la storia di Lumia coincide con quella di Rutelli. Una frattura premeditata. Un tradimento. Dietro c’è un traguardo nascosto, già perseguibile con un altro progetto. Lumia e Rutelli. Il fattore “Lutelli” che manda i brividi al Pd nazionale e manda in bestia il Pd regionale. Chi conosce uomini e cose sa che l’odio nel centrosinistra è una pianta tenace, fino al masochismo. Il politico diventa personale. Le faide si tramandano di generazione in generazione. E non c’è peggio, per gli ex diessini, di un compagno che sbaglia. Si può perdonare il berlusconiano incallito. Ma è verso il compagno dell’altra mozione che si scatena l’ira senza riposo. Vicende vecchie. Accadevano e sono sempre accadute all’interno di un’area sismica incapace di fornire rappresentanza al suo popolo, ma capacissima di sbranarsi e consumarsi con gaudio. Ora si aprirà la guerra (anche questo è un costume antico) tra gli eletti e gli organi interni. Perché – come ha ricordato Lupo – non ci possono essere due linee. Gli uni accuseranno gli altri di Cuffarismo. Gli altri accuseranno gli uni di Lombardismo. Avvinto nelle sue spire il Pd rischierò il soffocamento. Troppo vecchi sono gli uomini che si piccano di essere nuovi. Troppo sordi sono per raccogliere l’appello del popolo dei gazebo. Che, verosimilmente, non gli concederà l’ennesima occasione.

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09 Novembre 2009, 00:02

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