Pedaggi serviti per pagare le cause | Autostrade, fusione tra Cas e Anas

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25 Settembre 2018, 06:00

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PALERMO – I soldi pagati dai siciliani ai pedaggi non sono serviti ad ammodernare le autostrade della Sicilia, ma per pagare le cause nate a seguito delle gare di appalto. Anche per questo, il governo regionale punta alla fusione tra il Consorzio autostrade siciliano e l’Anas.

Il paradosso dei pedaggi è tutto in una recente delibera del governo. “A causa dell’enorme mole di contenziosi con le ditte appaltatrici dei lavori di costruzione dei tratti autostradali – si legge infatti -, in particolare della Messina-Palermo, le risorse necessarie provenienti dalla riscossione dei pedaggi che sarebbero dovute essere destinate alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture esistenti, come previsto dalla convenzione con il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, sono state invece assorbite dagli esiti sfavorevoli degli stessi contenzioni. Queste criticità – prosegue la delibera – impattano, tutt’oggi, negativamente sull’attività di manutenzione della rete autostrade affidata al Cas, tali da provocare più volte l’attivazione da parte del Mit dell’avvio di procedure di revoca o decadenza della concessione”.

Ma non sarebbero solo queste le criticità del Cas. Infatti, all’origine della scelta del governo ci sarebbe una difficile gestione dei contratti dei dipendenti e il divieto di assunzioni vigente e l’impossibilità di operare un necessario turn over. Questo avrebbe causato l’assenza delle figure professionali necessarie per una buona attività del Consorzio.

Tutti questi argomenti avrebbero indotto appunto il governo regionale a studiare la nascita di un nuovo assetto per il Cas. Il gestore delle autostrade siciliane dovrebbe diventare una società per azioni, abbandonando la veste di ente pubblico economico. Poi attraverso un aumento di capitale dovrebbe vendere una grossa partecipazione dell’Anas.

I contenuti delle operazioni di trasformazione non sono ancora tracciati essendo rimandati agli accordi preliminari che l’assessorato alle Infrastrutture firmerà con l’Anas ma la strada è segnata e il governo ha fissato la sua linea politica: chiudere il Cas, andare a “nozze” con un’azienda nazionale che “porterebbe in dote la propria struttura organizzativa e gestionale” e, infine, creare una società capace di “realizzare infrastrutture di interesse regionale e nazionale, con maggiore celerità ed efficienza”.

La proposta non è nuova. Già il precedente governo, con l’allora assessore Giovanni Pistorio aveva immaginato una fusione fra il Cas e l’Anas, ma poi l’operazione non era andata in porto a causa dello stop dell’Ars. Il governo Musumeci ci riprova.

La linea del governo infatti è quella di costituire un nuovo soggetto giuridico a cui trasferire la gestione dell’intera rete autostradale della Regione. La nuova società accoglierà il personale e la struttura organizzativa del consorzio, acquisirà le sue aziende e i suoi rami d’azienda. Alla fine al nuovo ente dovrebbe essere trasferita non solo la gestione dell’A20 Messina-Palermo, dell’A18 Messina-Catania e la Siracusa-Gela, ma pure l’A19 Palermo Catania, l’A29 Palermo-Mazara del Vallo e le strade statali Catania-Siracusa e la tangenziale di Catania attualmente gestite da Anas.

È lo stesso assessore alle Infrastrutture Marco Falcone a spiegare i dettagli dell’operazione. “Il governo – spiega – ha intenzione di realizzare un percorso che porti alla creazione di un ente che gestisca tutte le infrastrutture autostradali siciliane e che sia capace di compiere grandi investimenti anche con la cessione al nuovo Cas delle autostrade attualmente gestite dall’Anas. L’assetto societario, dopo queste operazioni, apparterrà per il 50,1 per cento all’Anas e per il 49,9 per cento della Regione Siciliana. Alla prima spetterà la nomina dell’amministratore delegato mentre la Regione nominerà il presidente del Cda e il direttore generale”.

Ma l’assessore ritiene che l’operazione sia diversa da quella del precedente governo. “La differenza rispetto al passato è che noi non abbiamo nessuna intenzione di svendere il Cas, per questo richiediamo che Anas faccia un’offerta dopo la valutazione del valore del Consorzio e che affidi alla nuova società la gestione di tutte le autostrade siciliane. Il Cas è un ente che non può essere svenduto: attualmente può contare su più di 100 milioni di lavori in appalto per l’innovazione delle autostrade siciliane”. Falcone assicura infine che “non ci saranno nuovi pedaggi. Anzi – aggiunge – stiamo lavorando per abbassare quelli esistenti ove gli automobilisti subiscano ritardi nei lavori come nel caso del viadotto Ritiro a Messina dove i lavori sono stati prolungati di due anni”.

Il testo della proposta esaminata dalla Giunta fissa anche una road map che la Regione dovrà affrontare con l’Anas. Entro settembre l’assessorato prevede di studiare, predisporre e firmare la nota di intenti con l’Anas. Poi a novembre il governo prenderà atto del valore patrimoniale dell’ente, approverà gli atti di indirizzo per realizzare la trasformazione in Spa e per conferire il personale. Le norme di legge per consentire l’operazione saranno approvate nella finanziaria che dovrebbe essere discussa a dicembre. A inizio anno, poi è prevista l’approvazione del piano finanziario della nuova società. A febbraio Anas farà la propria valutazione di mercato che porterà, il mese successivo alla nascita del nuovo assetto societario con l’aumento di capitale e la nomina degli amministratori. Il nuovo ente redigerà lo stesso mese la nuova convenzione di gestione delle autostrade siciliane da sottoporre al Ministero. Alla fine di questo percorso fitto di appuntamenti, a giugno la nuova società entrerà in esercizio dopo che da Roma sarà firmata la convenzione di gestione delle autostrade siciliane.

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25 Settembre 2018, 06:00

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