Petrina, Mirenda, Porto |I consiglieri che “preoccupano”

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14 Gennaio 2016, 17:36

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CATANIA – Non inseriti nella lettera anonima, ma evidenziati nella relazione. Sono i nomi di altri tre consiglieri comunali che, stando alle parole della Commissione, “suscitano ulteriore preoccupazione”. Si tratta di Alessandro Porto, eletto nella lista Con Bianco per Catania, di Maurizio Mirenda, Grande Catania e Francesco Petrina, eletto con la lista “Primavera per Catania”. “Conclusa la disamina delle singole posizioni indicate dall’esposto, non può oggi la Commissione omettere nella relazione conclusiva che la documentazione esaminata ha portato alla luce anche ulteriori fatti relativi ad altri consiglieri comunali del capoluogo etneo. Si è detto che l’acquisizione della richiesta di archiviazione, poi accolta, ha consentito di appurare che alla data della presentazione delle liste per le elezioni comunali del 9-10 giugno 2013, il consigliere Porto Alessandro risultava formalmente ancora iscritto nel registro degli indagati per il reato di voto di scambio”.

Sempre nella relazione, si legge che “I fatti di cui al procedimento penale a carico del Porto erano connessi alle dichiarazioni rese all’Autorità Giudiziaria dal collaboratore di giustizia Gaetano D’Aquino, il quale aveva più volea affermato di aver incontrato il consigliere comunale, in quanto collaboratore di Giovanni Pistorio, già senatore della Repubblica e attuale assessore alle Infrastrutture della Regione Siciliana. Con la richiesta di archiviazione, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania riteneva che non vi fossero elementi sufficienti a sostegno della ipotesi accusatoria”.

Ma per la Commissione, la questione sarebbe “politica”. “Questa Commissione – si legge ancora – non può esimersi da alcune considerazioni che, attenendo alla responsabilità politica, potrebbero solo in apparenza rilevare un diverso e più restrittivo atteggiamento rispetto a quanto valutato in sede penale. La narrazione dei fatti riportata dal D’Aquino e la circostanza che al momento della presentazione delle liste il consigliere Porto fosse formalmente iscritto per il gravissimo reato di voto di scambio politico-mafioso, non possono essere attenuate dalla intervenuta archiviazione. Anche sotto questo profilo un ulteriore accertamento, con i poteri propri dell’Autorità Giudiziaria, da parte della Commissione Nazionale Antimafia potrà rivelarsi indispensabile e necessario”.

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Anche la posizione di Mirenda, avrebbe preoccupanti risvolti politici. “Il verbale stenotipico dell’udienza nella quale il Tribunale di Catania ha ascoltato il dottor Alessandro Drago ha rilevato, come riportato anche da più organi di stampa – scivono ancora dalla Commissione – il riferimento espresso ad un ulteriore consigliere comunale ed uno, indiretto, ad altro consigliere comunale. Nel primo caso si tratta del consigliere Maurzio Mirenda, eletto nella lista Grande Catania, a sostegno del sindaco uscente Raffaele Stancanelli, che in piena campagna elettorale si è recato presso l’abitazione di un pregiudicato ( Drago: A casa di un pregiudicato che si chiama Balsamo Francesco). Questo Balsamo Francesco era per fatti di mafia che si trovava sottoposto al regime di arresti domiciliari. Può non costituire reato, ma certamente l’opportunità politica e i doverti di etica pubblica avrebbero dovuto consigliare, anzi imporre, ben altri atteggiamenti. Specie in campagna elettorale”.

Infine Francesco Petrina, la cui posizione però sembra debole anche per gli stessi membri della commissione. “Si è, infatti, apreso di un “Retina, Etnabar” espressione utilizzata per indicare un soggetto – secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia audito – che avrebbe, nelle elezioni comunali del 2008, adoperato metodi di scambio denaro/voti – si legge nella relazione. Ascoltato dal Tribunale, proprio l’imputato Lombardo Raffaele ha indicato la persona come Petrina Francesco, titolare dell’Etnabar, il quale nel 2008 si era candidato alle elezioni (a sostegno della coalizione di centrodestra) senza essere eletto e, nel 2013, si era nuovamente candidato e, questa volta, era stato eletto nella lista Primavera per Catania, a sostegno del centrosinistra. Troppo deboli gli elementi a disposizione per formulare in questa sede un giudizio di responsabilità politica e, anche in questo caso, opportuni eventuali approfondimenti della Commissione Bicamerale Antimafia”.

Una questione politica, “cosa ben diversa dalla giudiziaria affermazione di colpevolezza in ordine alla violazione di specifiche norme di legge”. “In questo senso – conclude la commissione – ciò che più di ogni altra indicazione preoccupa questo Organismo parlamentare è la variegata presenza nelle istituzioni etnee di soggetti che, pur non avendo violato una norma penale, hanno certamente adottato, quanto alle proprie frequentazioni, pratiche che non dovrebbero mai essere seguite da rappresentanti della pubblica amministrazione”.

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14 Gennaio 2016, 17:36

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