Scatta la chiusura per i locali| I titolari: "Così ci rovinano" - Live Sicilia

Scatta la chiusura per i locali| I titolari: “Così ci rovinano”

Si spengono le luci della movida palermitana. I pub di una delle piazze più frequentate della città sono stati sequestrati dalla polizia municipale: sigilli per cinque giorni per occupazione abusiva del suolo pubblico. I gestori: "Aree vitali per noi, dovremo licenziare i dipendenti. Il nostro progetto per la chiusura al traffico non ha mai avuto alcuna risposta".

PROVVEDIMENTI ANTI ABUSIVISMO
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PALERMO – Saracinesche e porte sbarrate in piazza Rivoluzione, regno della movida palermitana. La polizia municipale ha disposto la chiusura di quattro locali, multati tra il 2009 ed il 2010 in seguito all’occupazione abusiva del suolo pubblico. Si tratta del “Qvivi”, del “Cavù”, dello “Zammù” e del “London Pub”, che si trova al civico 43 della vicina via Garibaldi. Il provvedimento prevede la chiusura di cinque giorni dei quattro pub, “risutato – come spiegano dal nucleo di polizia Amministrativa dei vigili urbani – delle contestazioni degli ultimi anni, dopo le quali lo stato dei luoghi previsto dalla normativa comunale, non è stato ripristinato”.

Nel dettaglio, si tratta di due verbali elevati nei confronti del Qvivi, nell’arco del 2012 e di tre nei confronti del titolare del Cavù. Per questo, la chiusura dovrà ripetersi nei prossimi mesi: cinque giorni ad aprile e cinque a maggio per il primo, mentre per il Cavù, saracinesche abbassate anche a giugno. “Se sabato, alla riapertura dei locali – precisano dalla polizia municipale – i locali non rispetteranno le regole, collocando nuovamente tavolini e sedie oltre il limite consentito – la chiusura sarà prorogata. Ciò vale anche per il London Pub e lo Zammù”. Cinque giorni di chiusura, ma anche di affitto e di stipendio ai dipendenti. I commercianti non ci stanno e parlano di “una forte penalizzazione che non fa altro che accentuare una situazione economica già complicata”.

Nel caso specifico, è il titolare del Qvivi, Ezio Giacalone, a parlare di un provvedimento che potrebbe mettere con le spalle al muro sul fronte delle assunzioni del personale: “Io e mio fratello – dice – abbiamoregolarmente assunto otto dipendenti e considerando che lo spazio esterno per noi è vitale, se dovessero diminuire i posti a sedere saremmo costretti a licenziare almeno quattro persone. Inoltre – aggiunge – non viene considerato il contributo che i locali della zona hanno dato in temrini di vivibilità al centro storico, dove, negli anni precedenti all’apertura, non si poteva più passeggiare sin dalle 8 di sera. Un esempio palese – racconta Giacalone – è l’episodio a cui ho assistito la notte stessa in cui sono stati apposti i sigilli al mio locale. Io abito proprio in piazza Rivoluzione e lunedì notte, con l’area interamente deserta, un gruppo di malviventi ha aggredito una persona. Ho avuto a malapena il tempo di rendermi conto di cosa stesse succedendo, poi si sono tutti dati alla fuga. Dobbiamo fare diventare nuovamente invivibile il nostro centro storico?”.

A porre la stessa domanda è Marco Mineo, titolare del Cavù: “Quando riaprirò non ho intenzione di eliminare i tavoli la cui collocazione mi era invece stata concessa. Il primo anno erano stati autorizzati quattro metri per sedici, poi due. Si tratta della metà. Considerando che sedie, tavoli e gazebo vengono consentiti soltanto nelle aree ad isola pedonale, mi chiedo dove siano queste ultime”. Ma soprattutto, i commercianti spiegano che un progetto per chiudere la piazza al traffico della auto, con tanto di posizionamento di fioriere, è stato già presentato al Comune.

Un concetto ribadito dal presidente dell’associazione Efata, Antonio Ferrante, che aggiunge: “Abbiamo presentato il nostro piano all’assessore comunale Agata Bazzi nel settembre dello scorso anno, ma da allora c’è stato il silenzio più assoluto in merito. Il progetto, realizzato da una paesaggista dell’Università di Palermo, prevede l’installazione di fioriere, ispirate al modello adottato dalla città di Cagliari, che non prevedono alcun intervento sulla pavimentazione e i cui costi sarebbero sostenuti dagli esercenti stessi. Inoltre, l’area, delimitata appunto da fioriere con erbe medicinali o spezie, sarebbe provvista dellla rete wi-fi libera. Ma – conclude Ferrante – le unità di intenti sembrano non essere prese in considerazione. Al momento, prevalgono il silenzio e le divisioni, principale motivo del degrado che ci circonda”.


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