Piccoli ladri di immondizia

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31 Marzo 2009, 10:49

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(di Monica Ceravolo su La Stampa del 31 marzo 2009)

Si infilano dentro i cassonetti dei rifiuti, rovistano, cercano ferro, cartone, alluminio. Frugano nella spazzatura alla ricerca di quello che gli altri buttano via. È un piccolo esercito di bambini sfruttati da genitori, parenti, conoscenti che li utilizzano per la raccolta di qualunque cosa possa essere rivenduta o riciclata. Vengono usati perché hanno il vantaggio di essere piccoli e agili e si possono infilare dentro i contenitori dei rifiuti, dove gli adulti non riescono ad arrivare con altrettanta facilità. E così sono avviati sulla strada della microcriminalità. Prendere la spazzatura infatti costituisce un reato, equivale a rubare da quando anche il Comune di Palermo si è adeguato alle nuove norme. Ma se i bambini vengono scoperti a rovistare dentro i cassonetti della spazzatura non sono imputabili. E questo rappresenta un motivo in più per sfruttarli. A Palermo, quello del «raccoglitore di ferro» è un vecchio mestiere, un lavoro come un altro per sbarcare il lunario. Escono nottetempo. Sono padri e figli, zii e nipoti, bambini che accompagnano conoscenti che li ricompensano con pochi soldi. Si spostano, a bordo dell’Ape, dalle periferie alle zone più ricche della città, dove la gente butta cose ancora utilizzabili.

Accostano davanti ai recipienti della nettezza urbana, gli adulti restano a bordo col motore acceso a controllare i movimenti sulla strada, i ragazzini scendono, si infilano nell’immondizia e passano qualunque cosa possa fruttare qualche euro. C’era una coppia famosa che fino a qualche tempo fa viveva così: Natale e Salvuccio. Il padre, Natale, ha una bottega di rigattiere in una zona popolare. Se ne andava in giro col figlio (il quale ovviamente non andava a scuola per lavorare) alla ricerca di merce per il suo negozio. Uscivano la mattina e tornavano con mille cose: lattine di alluminio (tra i materiali più ambiti perché vengono pagate più di mezzo euro al chilo), cartone, ferro ma anche vecchi lampadari, elettrodomestici fuori uso, oggetti rotti. Al rientro si smistava la merce: le materie prime venivano vendute un tanto al chilo, il resto diventava mercanzia per la bottega dopo essere stato riparato o smembrato per farne pezzi di ricambio.
È andata avanti così fino a quando Salvuccio è diventato troppo grande e, per sua fortuna, è stato «intercettato» dagli assistenti sociali del centro «Padre Nostro» che lo hanno quasi costretto a prendere un titolo di studio. Suo padre continua da solo a fare la stessa vita e se ne vanta: «Meglio nell’immondizia che andare a rubare», dice. Di Salvuccio a Palermo ce ne sono tanti e passano facilmente nel mondo dell’illegalità quando, oltre a frugare nella spazzatura, vengono costretti a rubare pezzi di grondaie di rame dai condomini e fili elettrici. E qualcuno c’è pure rimasto secco. È stato valutato che ogni mese i raccoglitori di ferro immettono sul mercato 13 mila tonnellate di materie prime. Quando il Comune ha bandito il prelievo dei rifiuti, in duemila sono scesi in piazza. La Regione ha creato una task force per fronteggiare la protesta. È stato raggiunto un accordo: chi si mette in regola, registrandosi come ambulante, può
vendere le materie prime agli enti pubblici, tutti gli altri restano fuori dal mercato. Si sono adeguati in 800.

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31 Marzo 2009, 10:49

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