16 Febbraio 2015, 08:13
4 min di lettura
CATANIA – “E’ stato un raptus”. Questo quello che Zakaria Ismaini avrebbe raccontato al pm Giovannella Scaminaci nel corso del lungo interrogatorio nella notte tra sabato e domenica dopo il fermo per l’omicidio di Letizia Consoli. La donna, 50 anni, è stata uccisa sabato, 7 febbraio, all’interno di un bungalow del Villaggio Turistico Europeo. Solo oggi gli inquirenti hanno reso nota l’identità della vittima che è stata riconosciuta anche dal figlio e dai parenti.
Il marocchino di 32 anni, originario di Casablanca, è accusato di omicidio pluriaggravato e tentato occultamento di cadavere. L’avrebbe prima seviziata e poi l’avrebbe colpita più volte con un pezzo di trave spezzato. Una volta ammazzata avrebbe preso il corpo e l’avrebbe trascinato dal bungalow fino alla battigia cercando di disfarsi del cadavere. Infine, per cancellare le tracce avrebbe appiccato il rogo.
Quella mattina, però, i Vigili del Fuoco sono stati allertati per il principio d’incendio. Sul pavimento però le vistose tracce ematiche hanno immediatamente allarmato i pompieri che hanno allertato le forze dell’ordine. Sul posto sono arrivati gli agenti della Squadra Mobile e delle Volanti. Il cadavere di Letizia Consoli è riemerso, insieme a tutto l’orrore di questa storia. Partita la segnalazione di alcuni pescatori, la Capitaneria di Porto si è occupato del recupero della cadavere che poi è stato trasferito al reparto di medicina legale del Garibaldi per l’autopsia.
Al viale Kennedy è rimasta per diverse ore la Polizia Scientifica che ha refertato diversi elementi che costituiscono il cuore del materiale probatorio. In particolare quel pezzo di legno con molte tracce di materiale biologico che è nei laboratori del Gabinetto della Scientifica di Palermo.
La sera stessa la Squadra Mobile arriva al nome di Ismaini Zakaria. La Procura della Repubblica autorizza l’intercettazione telefonica del magrebino ed è così che si scopre che la sua utenza è già sotto controllo per un altro omicidio da parte della Procura di Brindisi. Dall’analisi delle celle telefoniche e dei tabulati telefonici si arriva ai diversi contatti telefonici tra Ismeini e Letizia Consoli.
La polizia per arrivare ad identificare la vittima ha dovuto passare al setaccio tutte le denunce di scomparsa e allontanamento a livello nazionale. E c’è stato un lavoro di comparazione fotografico certosino. La cicatrice sulla gamba è stata fondamentale per arrivare al nome e cognome. Letizia Consoli si era già allontanata una volta, LiveSicilia aveva raccolto in quell’occasione l’appello della sorella. Ma tutto si era risolto per il meglio e in pochi giorni. I parenti speravano che anche questa volta ci sarebbe stato il lieto, invece hanno dovuto guardare il corpo martoriato di Letizia su un lettino dell’obitorio. Sarà l’esame istologico a stabilire se c’è stata, oltre alle sevizie, violenza sessuale.
Letizia e Zakaria si conoscevano. Avevano dei contatti. “La vittima era una vedova di 50 anni, che da quando gli era morto il marito – spiega il pm Scaminaci – aveva piccoli problemi di depressione. Amava passeggiare sulla spiaggia, alla playa in particolare”. Ed è lì che ha conosciuto Zakaria, quello che poi sarebbe diventato il suo assassino.
A chiudere il cerchio sul nome di Ismaini è stato anche lo studio dei filmati degli impianti di video sorveglianza delle Capannine. Nel lido, ubicato proprio al fianco del Villaggio Europeo, l’indagato che ha precedenti per lesioni, droga e rapina viveva occupando abusivamente una delle strutture.
“Dalle intercettazioni – ha detto Antonio Salvago, dirigente della Mobile – è emerso che il magrebino aveva intenzione di lasciare l’Italia, così sabato è stato eseguito il fermo”. Zakaria Ismaini è stato rintracciato in un peschereccio ormeggiato al Porto di Catania. Questa mattina il 32enne è stato interrogato dal Gip per la convalida del fermo: anche questa volta avrebbe ammesso le sue responsabilità.
Sabato, contestualmente, è stato eseguito il decreto di fermo emesso dalla Procura di Brindisi dai Carabinieri della Compagnia di San Vito dei Normanni, con il supporto dei militari del comando provinciale di Catania.
Ismaini è accusato dell’omicidio di Cosimo Mastrogiovanni, ucciso il 13 novembre del 2014 a Latiano in provincia di Brindisi. Il corpo carbonizzato fu rinvenuto all’interno di una villetta. “Troppo presto per parlare di un killer seriale” – afferma Giovanni Salvi sollecitato dai giornalisti. “L’unica cosa che sappiamo è che i due delitti per la modalità sono simili”. Prima di tutto l’efferatezza: l’uomo pugliese sarebbe stato bruciato ancora vivo, il magrebino l’avrebbe solo tramortito. Secondo elemento è il fuoco. Le fiamme che dovevano servire a distruggere le tracce. Così, però, non è stato.
Pubblicato il
16 Febbraio 2015, 08:13