Cronaca

“Prendilo, ammazzalo”, botte a un dodicenne per uno specchietto

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06 Maggio 2021, 15:03

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PALERMO – Fosse dipeso dal giudice la condanna sarebbe stata ancora più pesante, ma le sentenze di appello non possono essere peggiorative per l’imputato E così l’imputato di 27 anni, R.R. sono le sue iniziali, è stato condannato per lesioni ad un pena pecuniaria di 516 euro.

“Prendilo, ammazzalo”, avrebbe gridato una donna al figlio mentre era affacciata al balcone. E il figlio colpì con un pugno alla testa un ragazzino di 12 anni che, secondo la madre, aveva rotto lo specchietto della sua auto parcheggiata in una strada di Capaci. I fatti sono del 2013. Si sbagliava, non c’era alcun danno.

L’avvocato mauro Torti

Il giudice di pace lo aveva condannato in primo grado. A decidere l’appello è stato il giudice del Tribunale Lorenzo Matassa. L’imputato dovrà inoltre pagare le spese processuali della parte offesa, assistita dagli avvocati Mauro Torti e Corrado Nicolaci, e risarcire i danni. La cifra complessiva sarà stabilità in sede civile.

L’avvocato Corrado Nicolaci

La vittima, figlio di un noto imprenditore palermitano, una sera di luglio del 2013 stava passeggiando in via Kennedy con alcuni coetanei. Alla fine si ritrovò al pronto soccorso di Villa Sofia. Il referto parlava di “politrauma cranico con prognosi di cinque giorni”.

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Furono i carabinieri a soccorrere il dodicenne che aveva perso i sensi. Credibili e senza contraddizioni sono stati ritenuti i racconti dei cinque amichetti che si trovavano quella sera in sua compagnia. In realtà avevano anche riferito che l’imputato si era accanito contro la vittima, colpendolo con dei calci. Versione, però, negata da un testimone citato dalla difesa. Così come c’è chi disse che la donna al balcone non gridò “ammazzalo”, ma “fermalo, fermalo”.

Il giudice concorda con la ricostruzione dell’accusa, “solo la condanna – scrive nella motivazione – appare incongrua alla violenza subita dalla vittima, ma di essa non si può fare modifica”.

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06 Maggio 2021, 15:03

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