Cronaca

Il prete in cella: “Stimata missione pastorale, scarceratemi”

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31 Agosto 2021, 06:10

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Una parentesi nel contesto di “una stimata missione pastorale” che non configurerebbe il reato di prostituzione minorile. Don Vincenzo Esposito ha chiesto nei giorni scorsi di andare agli arresti domiciliari, ma il giudice per le indagini preliminari della sezione feriale lo ha lasciato in carcere.

La prossima settimana il sacerdote, che si era avvalso della facoltà di non rispondere, potrebbe chiedere di essere interrogato dal giudice Fabio Pilato nella convinzione di potere ottenere la revoca della misura cautelare o in subordine una misura meno afflittiva.

Secondo il suo legale, l’avvocato Renato Vazzana, non ci sarebbero né il rischio di reiterazione del reato, né di inquinamento probatorio.

Il sacerdote, originario di Caltavuturo, in provincia di Palermo e parroco di una chiesa in provincia di Perugia, è stato arrestato a inizio agosto. I carabinieri della compagnia di Termini Imerese lo hanno intcercettato mentre effettuava delle videochiamate hard con quattro ragazzini di 16 e 17 anni. In cambio dava loro dei soldi, tramite ricariche telefoniche o Postpay. Sotto inchiesta c’è anche la madre di uno dei ragazzini: secondo l’accusa sapeva cosa stava accadendo e avrebbe indotto il figlio a prostituirsi con il sacerdote.

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Nella richiesta di revoca della misura, al momento bocciata, il legale ricorda che il sacerdote è affetto da “diabete mellito” che lo “ha ridotto all’impotenza”. La difesa sostiene che “padre Vincenzo non ha mai chiesto di ricevere delle videochiamate”, ma “sono sempre stati i minori ad effettuarle o inviare i video dei quali non è dato conoscere l’effettivo contenuto né tantomeno l’identità dei soggetti coinvolti negli stessi”.

Il prete “non poteva avere contezza della minore età dei soggetti anzi risulta palese la condotta estorsiva” di uno di essi “il quale sotto minaccia di denuncia riceve una somma di denaro per il silenzio”. Dunque don Esposito avrebbe “erroneamente ritenuto che fossero maggiorenni”.

Un passaggio dell’istanza è dedicato alla “missione” del sacerdote che “ha sempre aiutato queste e tante altre famiglie disagiate di Termini Imerese a pagare le bollette e a fare fronte alle spese familiari senza aver mai chiesto nulla in cambio”. Ecco perché secondo il legale, “l’incensuratezza dell’indagato, la sua stimata missione pastorale ed apostolica come tra l’altro si evince dagli innumerevoli atti di stima ed affetto della intera comunità di San Feliciano, le condotte allo stesso ascritte in relazione ad un arco temporale brevissimo, nonché le modalità di queste ultime non sono idonei a giustificare l’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere”.

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31 Agosto 2021, 06:10

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