“Prima gli scricchiolii,| poi la tragedia”

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18 Dicembre 2012, 23:02

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PALERMO – “E’ un inferno qua”. Tra gli sfollati c’è chi al telefono descrive così cosa sta succedendo in via Bagolino nella notte a cavallo fra il 17 ed il 18 dicembre. A quasi dodici ore dal momento del crollo, molti di loro osservavano ancora per strada i soccorsi dei vigili. “Abitavo in quella casa con i miei due figli. Avevo lamentato più volte che nel cortile interno continuavano a cadere calcinacci. Ho anche litigato più volte con i miei vicini per questo motivo” dice Francesca Pecoraro, che abitava al primo piano della palazzina. “Ieri sera ero con mio figlio all’angolo della strada – ricorda la donna – quando l’edificio è crollato. Ho iniziato a correre, senza fermarmi. La via era solo una grande nuvola di polvere, non si vedeva più niente. Ho corso così tanto che all’inizio pensavano fossi morta, pensavano fossi rimasta sotto le macerie perché non riuscivano a trovarmi. Perché non controllare prima? Perché non effettuare un monitoraggio assiduo sulle strutture della città? Adesso di chi è la colpa?”.

La Pecoraro non era l’unica ad aver lamentato una situazione di questo tipo, queste le parole di Giuseppina Ferrara: “Da un anno avevano costruito un quarto piano e la casa si era riempita di crepe e si sentivano continui scricchiolii. Oggi i rumori hanno fatto preoccupare più del solito e abbiamo chiamato i Vigili del fuoco, che ci hanno fatto immediatamente sgombrare. Qualche minuto dopo è venuto giù tutto”.

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Antonino Accardi, figlio dei due coniugi deceduti nel crollo, ricostruisce la dinamica che ha portato alla morte dei suoi genitori: “Io sono sicuro che mio padre non ha nemmeno avuto il tempo di avvisare mia madre quando è crollato tutto. Erano anziani e non sono riusciti a mettersi in salvo. E poi sono stati trovati troppo distanti l’uno dall’altra. Qualcuno deve accertare le responsabilità di questo orrore. Li ho persi per sempre”.

Voce rotta dall’amarezza anche per Nunzio Arusa, inquilino di una delle due palazzine, che mette insieme nei suoi ricordi quei momenti terribili: “Sentivo scricchiolii e pietre che cadevano. Non so se è stata fortuna o se si è trattato di un miracolo, ma mi sono alzato e sono andato a prendere mio fratello che è disabile. Siamo scappati e, messo un piede fuori, ci è crollato il palazzo addosso”. Per concludere Padre Giuseppe Turco, parroco del quartiere, ripensa alla nottata che ha segnato le vite della sua comunità : “Ho aspettato che i miei parrocchiani uscissero vivi da sotto le macerie”.

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18 Dicembre 2012, 23:02

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