Province, Nuovo centrodestra | verso il no alla riforma

di

10 Marzo 2014, 19:32

3 min di lettura

PALERMO – Quella tra il presidente della Regione e il gruppo del Nuovo centrodestra dell’Assemblea regionale potrebbe essere stata la luna di miele più breve della storia: la riforma delle Province li ha prima uniti e poi divisi. Laboratorio di prova per le larghe intese sul modello romano è stato l’articolo della legge che istituisce le Città metropolitane – votato non solo da Ncd ma anche dai Cinquestelle – , ma quello è stato l’unico punto di contatto tra maggioranza e opposizione. L’unico aspetto positivo di una legge che per gli alfaniani di Palazzo dei Normanni è “da buttare”. E per questo, il Nuovo centrodestra siciliano ha annunciato la marcia indietro: “Così com’è, la legge non possiamo votarla”, dice Pietro Alongi, deputato Ncd all’Ars. Perché domani, appunto, l’aula dovrà dare il voto finale su di una riforma parecchio travagliata, sulla quale si discute da oltre un anno e che – se approvata – non sarà comunque completa.

Dopo il pressing di alcuni gruppi dell’opposizione (Forza Italia e Pid-Grande Sud in primis), infatti, il governo è stato costretto a ritirare dall’articolato della legge la norma che attribuiva ai nuovi enti nascenti delle specifiche competenze. L’obiettivo è quello di fare adesso una ‘legge-cornice’ e soltanto più in là, con la norma istitutiva di liberi Consorzi e Città metropolitane, attribuire tutte le funzioni. Nel frattempo, dovrebbe esserci il tempo di ‘trattare’ ancora, evitanto comunque la convocazione dei comizi elettorali, che senza l’approvazione della legge sarebbe stata inevitabile. Ma ad Ncd questa decisione non è andata giù. “Noi siamo stati responsabili – spiega il capogruppo degli alfaniani Nino D’Asero – e abbiamo dato il nostro contributo, ma un minimo di contenuto a queste norme bisognava darlo. Così, invece, la legge sembra sempre più fatta solo per inseguire gli umori della stampa”. Ma l’attribuzione delle competenze non è l’unico aspetto che ha non ha convinto il Nuovo centrodestra. Un’altra delle loro battaglie – ma anche di altri gruppi d’opposizione – era quella per l’elezione diretta dei presidenti dei nuovi liberi consorzi. Persa, anche questa. Perché la riforma che domani dovrà essere votata, sebbene preveda che i meccanismi per l’elezione dei presidenti siano demandati alla legge istitutiva, stabilisce anche che l’elezione sarà comunque di secondo livello: insomma, non saranno i cittadini a scegliere. “Un punto irrinunciabile per noi”, commenta D’Asero. “Ci siamo sempre distinti per nostro ruolo di dialogo – continua il capogruppo – e abbiamo dato il nostro contributo. Ma d’altro canto la previsione che votassimo a favore non era suffragata da alcun fatto concreto”.

Articoli Correlati

“Abbiamo cercato di mettere delle pezze con alcuni emendamenti – aggiunge Pietro Alongi – , ma la legge fa acqua da tutte le parti. Le competenze su scuole e viabilità, ad esempio, dovevano essere affrontate con priorità, andavano assegnate subito”. E così, Ncd domani voterà contro la riforma. Non prima, però, che una riunione di gruppo metta tutti d’accordo. Sono stati lo stesso Alongi e Vincenzo Vinciullo a chiedere che venga fatta chiarezza prima del voto dell’aula. La riunione sarà domani alle 15, ma le parole del capogruppo lasciano davvero pochi dubbi: “Siamo opposizione e opposizione restiamo. Ci comporteremo in maniera coerente con questo ruolo”.

Pubblicato il

10 Marzo 2014, 19:32

Condividi sui social