05 Febbraio 2020, 19:38
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Tutti vogliono votare per le ex Province. Tanto che verrebbe da chiedersi perché mai ci fosse un disegno di legge all’Ars per rinviare le elezioni di secondo grado fissate per il 19 aprile. Il ddl è stato impallinato in commissione Affari istituzionali da Pd e 5 Stelle. Potrebbe lo stesso tornare in Aula ma oggi l’assessore regionale agli Enti Locali Bernardette Grasso ha detto che invece al governo sta benissimo così. “Abbiamo accolto positivamente l’esito della votazione di ieri in commissione Affari istituzionali – dice l’assessore -. Non è vero che è stato l’orientamento del Governo regionale ad andare sotto, anzi è passata la linea che sosteniamo da tempo: tornare alle urne al più presto, cioè il 19 aprile, come stabilito in giunta. Una posizione fortemente sostenuta, peraltro, in commissione e in conferenza dei capigruppo. Intendiamo, infatti, rispettare l’impegno a restituire rappresentatività democratica alle Città metropolitane e ai Liberi consorzi comunali, chiudendo la lunga e difficile stagione dei commissariamenti”.
Al voto, dunque. Sarà così? O prevarranno le meline, le stesse che avevano partorito la proposta di rinvio? “La maggioranza, che è stata battuta in commissione Affari istituzionali e che è tuttora divisa fra chi vuole elezioni ad aprile e chi invece vuole il rinvio, la smetta di litigare: adesso la parola passi ai sindaci ed ai consiglieri comunali”. Così il capogruppo del Pd all’Ars Giuseppe Lupo.
Se non ci sarà il rinvio, si torneranno a eleggere i vertici delle ex Province dopo dodici anni. Stavolta però non saranno gli elettori chiamati alle urne, ma, trattandosi di elezioni di secondo grado, presidenti e consigli dei sei Liberi consorzi (e consigli delle tre Città metropolitane, presiedute da sindaci dei comuni capoluogo) saranno votati da sindaci e consiglieri comunali. Il voto è ponderato in base alla popolazione del Comune. E quindi, i sindaci dei comuni più grandi (il presidente del consorzio deve essere un sindaco) sono i favoriti. Ad Agrigento, però, il sindaco del Comune capoluogo non potrà candidarsi, perché lì si vota per le comunali in primavera. Stesso copione a Enna. E così in queste due province bisognerà vedere chi si farà avanti dagli altri comuni. A Trapani sono alte le quotazioni del sindaco Tranchida, visto che la città più grande del consorzio, Marsala, si trova nella stessa situazione di Agrigento ed Enna.
A Caltanissetta i favoriti sono il sindaco di Gela, dove governa una coalizione centrista con un bel pezzo di Pd, e quello 5 Stelle di Caltanissetta. A Siracusa, il sindaco della città aretusea Italia è candidabile, ma lì non c’è consiglio comunale (sciolto) e quindi mancheranno quei voti, aprendo chance ai comuni più piccoli. A Ragusa i favoriti sono i sindaci di Ragusa e Modica. Bisognerà capire se prevarranno logiche civiche, e magari trasversali, o se le coalizioni procederanno con patti politici, magari spartendosi le candidature per aree geografiche. Prima però, bisogna essere certi che stavolta davvero si voti. Lo vogliono tutti. Almeno a parole.
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05 Febbraio 2020, 19:38